Curiosità n°1:
Arrivando in Egitto, la prima impressione che il moderno viaggiatore ha del paese è decisamente appropriata: l’aeroporto del Cairo, adagiato sulla sabbia bruna e piatta del deserto che si estende per chilometri e chilometri in un silenzio arroventato, trasmette, in modo molto vivido, un senso di atemporalità, di qualcosa di immutabile, di interminabile. Una delle principali attrazioni di questo paese oltre le piramidi e la Sfinge, è il Museo egizio. Pochi però avranno notato che tutte le scritte sulle porte del Museo sono in francese: un omaggio ad Auguste Mariette. All’esterno, in un piccolo giardino, si erge anche la sua statua, ma anche in questo caso sono pochi i turisti che la notano, e quei pochi che lo fanno non hanno la minima idea di chi fosse Mariette, così proseguono senza soffermarsi. Ma chi era dunque Auguste Mariette?
Auguste Mariette fu un egittologo francese che alla fine dell’Ottocento si adoperò per mettere la parola fine ai furti di antichità e che nel 1857 ispirò proprio la fondazione del Museo.
Curiosità n°2:
L’Egitto sembra aver sempre avuto una sinistra fissazione per i morti. Pensiamo a Tebe ad esempio, che era stata una necropoli, una città dei morti.
Ribattezzata l’Orizzonte, rappresentava un luogo di raccordo fra il mondo dei vivi e quello dei defunti. E’ strano vedere una simile profusione di sforzi per costruire un cimitero. Con questo però non dobbiamo farci un’idea sbagliata. Gli egizi erano felici, amavano divertirsi e non nutrivano un’ossessione per la morte. In effetti conducevano un’esistenza molto simile a quella dei greci o dei romani: organizzavano feste sontuose durante le quali tutti si ubriacavano e mangiavano troppo; facevano una bella vita e se la spassavano. L’importanza delle tombe era legata alla religione, al viaggio nel mondo sotterraneo e al bisogno del defunto di trovare un luogo di riposo sicuro che gli garantisse il passaggio nell’aldilà. Il faraone doveva essere equipaggiato di tutto ciò che gli sarebbe potuto servire nell’oltretomba, pertanto veniva sepolto con grande fasto.
Non è un’idea così inconsueta, culturalmente parlando. I cattolici ricorrono all’estrema unzione, un tempo i norvegesi volevano morire con la spada in pugno e i greci si facevano seppellire con in bocca una moneta per pagare Caronte, il traghettatore di anime sul fiume Stige. Per un egizio accedere all’aldilà era un’impresa difficile, un viaggio costellato d’insidie, ma non per questo le persone si rammaricavano così tanto di morire come avviene oggi in un mondo agnostico.
Curiosità n°3:
Se vi chiedessi di nominarmi le donne più celebri dell’antico Egitto, sicuramente mi rispondereste Cleopatra e Nefertiti. Ma ne esiste anche un’altra altrettanto importante ma sicuramente meno edulcorata: Hatshepsut.
Quest’ultima fu una sovrana forte ed autoritaria, una delle donne più famose della storia dell’antico Egitto. Figlia di Thutmose I e di Ahmose, aveva sposato il suo fratellastro Thutmose II per poter diventare regina. Alla sua morte però il piccolo Thutmose, figlio di una concubina, divenne faraone con il nome di Thutmose III ma, data la sua giovanissima età, Hatshepsut prese il potere prima come reggente, poi come faraone lei stessa. Quando esercitava le sue funzioni, spesso indossava una barba finta. Morta Hatshepsut, Thutmose III fece distruggere tutti i monumenti a lei dedicati. Ne rimasero solo due: l’obelisco di Karnak, il più alto d’Egitto,
e il tempio funerario di Tebe.
Foto tempio di Hatshepsut di Ian Lloyd sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto obelisco di Karnak di Zakaria Rabia sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International