Nel 1908 a Tunguska, una zona della Siberia, cadde un meteorite che provocò una forte esplosione.


In realtà dire forte è un eufemismo visto che l’esplosione ha sradicato una foresta per una sessantina di chilometri nei dintorni, rilasciando una quantità di energia equivalente a quella di duemila bombe atomiche.
La parola “forte” quindi non rende molto l’idea della vastità dell’esplosione.
E naturalmente vi furono altri effetti.

Una tempesta magnetica creò un vortice per poco meno di mille chilometri tutt’intorno.

Nei giorni successivi, per la quantità di polvere, il cielo notturno rimase luminoso a sufficienza da leggerci il giornale.

Un impulso elettromagnetico si è stretto su mezzo mondo.
Chi assistette all’esplosione da centinaia di chilometri di distanza riferì di aver visto in cielo una striscia luminosa, splendente come il sole, che lasciava dietro una scia di colori iridescenti.
La prima teoria elaborata quindi fu quella di un meteorite, un asteroide roccioso o una cometa (tutt’oggi quella più accreditata).
Ma quest’ipotesi non è priva di problemi.
Primo, non fu mai ritrovato nessun frammento meteorico, neanche della polvere di iridio rivelatrice (di solito i meteoriti carbonacei lasciano dietro di sé un impronta di iridio, cosa che a Tunguska non è mai stata rinvenuta).
Secondo, non c’erano crateri.

La forza dell’esplosione fu di quaranta megatoni.

In precedenza, l’ultimo meteorite ad avvicinarsi a una tale forza precipitò in Arizona cinquantamila anni fa.

Fu di soli tre megatoni, una mera frazione rispetto a quello di Tunguska, ma creò un cratere del diametro di più di millecinquecento metri e profondo ottocento.
E allora perché nessun cratere, specie se adesso conosciamo con certezza l’epicentro dell’esplosione, per via dell’abbattimento radiale degli alberi verso l’esterno a partire dal punto zero?
Dall’epoca dell’esplosione, nella regione sono state notate anche diverse conseguenze biologiche interessanti: una crescita accelerata di certe felci, un aumento del tasso di mutazioni, fra cui alcune anomalie genetiche nei pinoli e negli aghi di pino e persino nelle popolazioni delle formiche.
E anche gli esseri umani non sono sfuggiti all’effetto.

L’etnia locale degli Evenk presenta alcune anomalie nel fattore sanguigno RH.

Tutte chiare indicazioni di una certa esposizione alle radiazioni, in tutta probabilità di origine gamma.
Allora qual’è stata la causa di tutto?
Forse qualcosa di molto piccolo, di appena tre chilogrammi.
Una ricerca del 1995 suggerisce che ciò che ha colpito Tunguska fosse si in effetti un meteorite, ma un meteorite composto di antimateria.
Così l’argomento può sembrare fantascientifico, ma la reale esistenza dell’antimateria oggi è assodata.

Un solo grammo di antimateria può produrre l’energia equivalente a quella di una bomba atomica.
I laboratori del CERN di Ginevra, in Svizzera, che sono all’avanguardia in tale ricerca, riescono a produrre in laboratorio antimateria usando un deceleratore di antiprotoni.

Ma finora, con la quantità di antiprotoni prodotta in un anno si ottiene soltanto l’energia sufficiente ad accendere una lampadina per qualche istante.
Quindi, anche se ha dell’incredibile, tra le spiegazioni avanzate relative all’esplosione di Tunguska l’antimateria non può essere esclusa………….probabilmente è la pista giusta da seguire.

 

Foto Mappa Tunguska di Denys sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

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