Al contrario di tutti i personaggi storici che abbiamo preso in esame fino a questo momento, Tim Jenkin e Stephen Lee sono contemporanei e sicuramente molto meno conosciuti. I loro nomi infatti vi dicono forse qualcosa? Sicuramente no, ma l’impresa che li vide coinvolti ha dell’incredibile.

Tim Jenkin e Stephen Lee furono due attivisti anti apartheid, poi divenuti prigionieri politici, oggi però conosciuti soprattutto per la loro fuga nel 1979 dalla prigione di Pretoria. La loro storia attivista, inizia nella Londra dei primi anni settanta, durante l’università, dove cominciano ad identificare il regime dell’apartheid sudafricano come loro nemico. Dopo la laurea i due decidono di recarsi in Sudafrica determinati ad opporsi al regime e contribuendo personalmente alla causa, sviluppando uno spettacolare sistema di distribuzione di volantini che diffondevano tra la folla come fossero coriandoli, grazie all’utilizzo di microcariche esplosive. Questi atti dimostrativi però non passarono certo inosservati al regime e ben presto Tim e Stephen vennero catturati ed arrestati; condannati rispettivamente a 12 e 8 anni di carcere, alla stregua di veri e propri terroristi.

Decisamente troppi per non pensare ad una fuga. Fu così che Jenkin escogitò un piano tanto semplice quanto geniale per evadere, che richiese una preparazione di un anno e mezzo. Tim sapeva che per fuggire servivano essenzialmente tre cose: conoscere la struttura, capire le abitudini, e avere un’aiuto all’interno e all’esterno. Tre elementi che assieme a Stephen riuscì ad ottenere e a sfruttare al meglio. Nell’arco di un anno e mezzo modellarono a mano, nel laboratorio di falegnameria della prigione, delle chiavi di legno che aprivano le nove porte che conducevano fuori dalla prigione, e con l’aiuto degli altri detenuti riuscirono in una delle fughe di prigione più audace che sia mai stata eseguita, proprio sotto il naso delle guardie della prigione stessa. Senza esercitare alcun tipo di violenza, ed utilizzando nient’altro che delle chiavi fatte in cella ed uno scalpello, uscirono dalla porta principale del carcere dirigendosi poi verso il Mozambico e quindi verso la libertà.

È una triste realtà però che ancora oggi, nel 2021 gli aberranti valori del razzismo continuano a dilagare su più livelli della nostra società in tutto il mondo e sebbene il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti abbia avuto luogo durante gli anni ’60, soprattutto in America le persone di colore continuano a combattere contro l’oppressione su base giornaliera.

 

Foto Tim Jenkin di Dennis van Zuijlekom sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International