I tepui sono dei giganteschi blocchi di pietra arenaria che si trovano solo nelle foreste pluviali e nelle paludi del Brasile settentrionale, al confine con Venezuela e Guyana.

Ne esistono oltre un centinaio. Il più famoso è il monte Roraima, alto quasi duemilaottocento metri, con l’altopiano alla sommità esteso su una superficie di circa  ventisei chilometri quadrati. Le sue pareti a precipizio svettano per centinaia di metri sopra la volta della foresta, e la sua sommità piatta e avvolta da una densa foschia, rivaleggia per altitudine con le nubi più basse.

Molte ere prima, quel centinaio di tepui componevano un unico, gigantesco massiccio di arenaria.

Col distacco e con la deriva dei continenti, il massiccio si è separato in frammenti, ciascuno poi eroso da venti e piogge fino a tramutarsi negli altopiani che ora si ergono solitari, gli estremi testimoni di un’epoca perduta.

I tepui, rappresentano alcune delle formazioni più antiche della Terra, risalenti ai periodi Precambriani, ben più indietro nel tempo di gran parte dei fossili conosciuti.

Isolati per millenni dalla loro stessa altitudine, questi atolli del cielo ospitano specie uniche al mondo, animali e piante che non esistono in nessun altro luogo della Terra.

Protetti dalla giungla e dalle loro pareti a strapiombo, alcuni tepui non sono mai stati violati dall’uomo.

Sono una delle aree meno esplorate del pianeta, pure e incontaminate.

Non stupisce che nel romanzo Il mondo perduto, Sir Arthur Conan Doyle si sia ispirato proprio ai tepui, popolando l’atollo svettante tra le nubi di superstiti viventi di un passato preistorico, un mondo violento di dinosauri e pterodattili.

Ma la realtà è ben più emozionante di qualsiasi invenzione vittoriana; ciascuno di questi altopiani è una Galapagos del cielo, una pentola a pressione dell’evoluzione, dove ogni specie ha escogitato sistemi unici al mondo per emergere vittoriosa nella lotta per la sopravvivenza.

Tutto questo è bello?

No. E’ la natura.

La bellezza è solo un’altra strategia di sopravvivenza, che si tratti del profumo con cui un fiore attira le api o dei colori con cui una farfalla confonde un predatore. L’intero mondo naturale non ha che uno scopo: sopravvivere e trasmettere i propri geni alla generazione successiva.

Le tribù indigene temono da sempre i tepui, convinte che le loro nebbie celino spiriti malevoli in agguato.

Questo perché questi rilievi incombenti, questi residui di antichi altopiani, sono al centro di miti e leggende, con storie di spiriti vendicativi e cunicoli perduti che conducono al mondo infero.

 

Foto Tepui in evidenza di Paolo Costa Baldi  sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Foto Tepui di Yosemite sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Foto pendici Monte Roraima di Jeff Johnson  sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Foto Monte Roraima di M M  sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Foto Tepui di Heribert Dezeo sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported