Nelle società preistoriche la credenza che forze soprannaturali potessero influire sulla vita delle persone positivamente o negativamente, era molto radicata.

Una malattia, una morte improvvisa, una disgrazia o una calamità, venivano sempre attribuite allo scatenarsi delle forze del male, identificate di volta in volta con un demone, uno spirito malvagio o una divinità particolarmente tenebrosa.

Ancora oggi presso molte culture (compresa la nostra), questo antico retaggio sopravvive sotto forme diverse (superstizione, credenza nel malocchio, nella jella, o nel potere delle fatture) così come sopravvive la convinzione che alcune persone, generalmente di sesso femminile, siano in grado tramite le arti magiche di controllare ed indirizzare in modo distruttivo le forze del male.

A essere chiamate in causa sono in particolare le fattucchiere e le streghe, ma da un punto di vista antropologico la differenza tra questi due soggetti è puramente tecnica.

La fattucchiera possiede una profonda conoscenza dei poteri occulti, si serve di sostanze naturali, erbe e oggetti magici come ossa o pietre, operando, per raggiungere i suoi scopi, una manipolazione “meccanica” della materia (il caso più classico è quello della bambolina modellata ad immagine della persona da colpire, che viene tormentata da lunghi spilloni).

La strega invece, utilizza le proprie facoltà interiori scagliando maledizioni letali, i malefici, verso coloro che intende distruggere.

Stesso scopo, metodi diversi.

Ma in realtà fattucchieria e stregoneria raramente vengono considerate due pratiche distinte, e tra i due termini è il secondo a racchiudere le prerogative di entrambe.

Vi è poi sempre una certa tendenza a considerare come parte della stregoneria anche la pratica della magia evocativa, quella per intenderci che si serve dell’aiuto di spiriti maligni per cagionare il male.

Già gli antichi greci erano convinti che la stregoneria avesse questo triplice aspetto e che certi individui riuscissero a destreggiarsi molto bene in entrambe le pratiche.

Parlare di stregoneria in senso lato significa far riferimento a figure che facevano parte integrante dei culti pagani e del folklore locale dei popoli dell’età classica.

La letteratura mitologica abbonda di personaggi dagli attributi decisamente stregoneschi.

Basta pensare alla maga Circe di Omero che seduceva gli uomini e poi li trasformava in maiali, o alla Medea di Euripide, capace di preparare filtri d’amore e veleni, o ancora alle terribili lamie, seducenti creature dall’insaziabile appetito di carne umana.

Dunque già agli albori della storia, le streghe erano associate alla notte e all’oscurità minacciosa, tanto che lo stesso termine strega deriva dal latino strix, parola che designava una varietà di uccello notturno, identificabile probabilmente con il barbagianni.

L’associazione con le tenebre portò in seguito alla costituzione di un pantheon stregonesco costituito da divinità lunari.

Tra queste Diana, la dea romana della caccia, che fino ad oltre l’avvento del cristianesimo rappresentava per molte popolazioni contadine la personificazione di aspetti prevalentemente positivi. Diana era il simbolo di un’antica tradizione di stregoneria bianca e benefica, una forma di magia che invece di arrecare danno, aveva come scopo la realizzazione spirituale di coloro che la praticavano.

Opposta a Diana vi era Ecate, la regina delle tenebre, della morte, e della stregoneria.

Le streghe della Tessaglia (una regione della Grecia settentrionale che aveva la sinistra fama di patria della stregoneria e della magia nera) le erano particolarmente devote.

Si diceva che le streghe di questa regione fossero in assoluto le più temibili. Secondo la leggenda potevano volare trasformandosi in uccelli, conoscevano i metodi di preparazione di tutti i veleni e dei filtri d’amore ed erano in grado di controllare ogni aspetto dell’energia lunare negativa.

Sono stati considerati a lungo una roccaforte delle streghe anche i Pirenei, costellati di caverne dalla dubbia reputazione.

La più famosa è la Cuevas de las Brujias, nei pressi di Zugarramurdi.

Circolano numerose leggende su questo posto: storie di mostruosi caproni che si aggirano nelle vicinanze, sabba celebrati da streghe, ecc. Il fiume che l’attraversa, l’Orabideda, è anche noto come Infernuko erreka, fiume infernale, dunque meglio prestare attenzione a non abbeverarsi nelle sue acque.

Nella tradizione ebraica vi è poi la figura di Lilith, la prima donna creata dal Signore nel Paradiso Terrestre per dare una compagna ad Adamo. Lilith, personaggio alquanto volubile, cominciò ad intrattenere frequenti rapporti con i demoni e venne per questo ripudiata da Adamo che ebbe una nuova compagna, Eva.

In seguito a Lilith vennero attribuiti caratteri decisamente negativi, e il suo nome fu associato a quello di uno spirito malvagio che divenne una figura centrale nella corte dei demoni, adorata dalle streghe.

Sebbene l’origine della stregoneria primitiva fosse legata ai culti della fertilità (basti pensare che Diana era considerata la protettrice del raccolto) e nonostante il fatto che, come accade anche nella magia, questa pratica ha avuto sempre un duplice aspetto positivo e negativo, è indubbio che sia sempre stato questo a prevalere nell’immaginario collettivo.

E’ significativo ad esempio, il fatto che le streghe in età cristiana cominciarono ben presto ad essere associate al Diavolo.

Era convinzione comune, durante il Medioevo, che il demonio vegliasse quotidianamente sulle streghe incarnandosi in animali che venivano chiamati famigli.

Cani, gatti, topi o rospi, che la strega adottava e portava sempre con sé, nutrendoli del proprio sangue.

Nei paesi europei si svilupparono poi tutte quelle credenze che ancora oggi caratterizzano come tanti cliché la figura delle streghe, prima fra tutte la credenza che le streghe volassero su un manico di scopa.

Witch

Non è ben chiara l’origine di una tale credenza, anche se è molto probabile che essa risalga ad una tradizione precristiana.

La scopa della strega veniva comandata “in nome del Diavolo” di levarsi in volo e di condurre la strega nei luoghi che essa desiderava raggiungere. Si pensava che la strega uscisse a cavalcioni della scopa attraverso il camino della propria casa, avvolta da un mantello nero per non essere riconosciuta.

Altro elemento caratteristico divenne il classico calderone bollente che la strega utilizzava per preparare i suoi intrugli: filtri d’amore, unguenti medicamentosi, veleni mortali e decotti che consentivano di sviluppare poteri di chiaroveggenza.

Quando non erano impegnate ad ordire malefici, le streghe si riunivano in convegni periodici, i famigerati sabba.

Sabba è una parola dall’etimologia incerta. Potrebbe derivare dal francese s’ébattre (far baldoria), oppure dal greco sabathein (danzare).

Il significato non cambia la sostanza poiché durante il sabba, che si svolgeva intorno a un grande fuoco, si danzava freneticamente e contemporaneamente si beveva e mangiava a profusione (inutile dire che le bevande e i cibi consumati erano quanto di più disgustoso si possa immaginare).

Secondo le confessioni estorte in seguito sotto tortura dagli inquisitori, le streghe dichiararono che durante i sabba venivano praticati anche rituali orgiastici (ma sappiamo che le confessioni ottenute sotto tortura lasciano il tempo che trovano).

Le streghe avevano poi il loro calendario.

Le feste cadevano all’incirca ogni tre mesi, e le più importanti erano la Candelora (2 febbraio), Valpurga (30 aprile), Lammas (1 agosto) e la notissima Halloween (31 ottobre). Naturalmente il Diavolo era sovente invitato a queste celebrazioni, e in tali occasioni veniva adorato e riverito.

Ma al di là delle credenze popolari, le streghe esistevano?

Quel che è certo è che esistevano persone che possedevano facoltà sorprendenti e che sicuramente praticavano le arti magiche.

Individui dediti alla scoperta e alla produzione di medicamenti tratti dalle erbe o di intrugli utilizzati per gli scopi più vari.

E indubbiamente esisteva un retaggio culturale di origine pagana legato ai cicli naturali e al culto della fertilità.

Tuttavia come abbiamo già ricordato, le connotazioni negative col tempo prevalsero, e le streghe divennero un comodo capro espiatorio. Come nell’antichità tutto il male veniva attribuito a loro: disgrazie,catastrofi, malattie, o anche semplici episodi di sfortuna che colpivano uomini e animali e dei quali era impossibile trovare la causa, vennero considerati la diretta conseguenza dei malefici delle streghe, che diventarono parte integrante della superstizione popolare.

 

Foto barbagianni di  Stevie B sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Foto dea Diana di Seignac  sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Foto Lilith  sotto licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication

Foto Cueva de las Brujias di Ccarosio  sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International