Nei nostri “consigli” di viaggio, abbiamo già trattato il territorio inglese (di seguito il link del precedente post, Spunti di viaggio: Inghilterra), oggi però vorrei proporvi un’altro affascinante viaggio in questa magica terra; un viaggio sulle tracce di Re Artù, personaggio leggendario assurto a simbolo della resistenza dei britanni contro i sassoni, un viaggio alla scoperta dei luoghi che hanno animato le gesta eroiche di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri.
Il nostro itinerario non può non iniziare che da Winchester, nell’Hampshire, città medievale ricca di monumenti in stile gotico e antico centro romano poi conquistato dai sassoni che ne fecero, nell’827, la capitale dell’Inghilterra.
Winchester è immersa nella splendida campagna inglese, ricca di pittoreschi villaggi e di bucolici specchi d’acqua; paesaggi dall’atmosfera fiabesca immortalati da scrittori del passato, tra cui Charles Dickens e Virginia Woolf.
Uno dei simboli della città di Winchester è la cattedrale, che con i suoi 170 metri è la più lunga cattedrale d’Europa.
Lo scrittore inglese Sir Thomas Malory, nella sua Le Morte Darthur del 1450, tende ad identificare Winchester con Camelot, la mitica sede dei cavalieri di Artù, forse per la presenza della Tavola Rotonda.
Appesa nel grande salone (Great Hall) del castello della città, la Tavola ha un diametro di 6 metri circa, pesa oltre una tonnellata ed è costituita da 121 pezzi di quercia di almeno 7 alberi.
La datazione al radiocarbonio fa risalire la sua costruzione intorno al 1260, probabilmente nella fase iniziale del regno di Edoardo I, quando l’arte della cavalleria era al suo apice.
La leggenda narra che fu costruita da mago Merlino per il padre di Artù, re Uther Pendragon.
Alla sua morte finì nelle mani di Leodogrance, re di Camelerd, che la diede in dote a sua figlia Ginevra quando andò in sposa ad Artù.
Intorno ad essa potevano sedere più di 100 cavalieri, tutti con uguali diritti.
Fu decorata nel XVI secolo, probabilmente per la visita dell’imperatore Carlo V alla corte di Enrico VIII nel 1522, infatti la figura di Artù mostra le sembianze di un giovane Enrico, quasi a voler reclamare da parte sua l’eredità dei re di Britannia.
A una trentina di miglia da Winchester, nella sterminata piana di Salisbury, nello Wiltshire,sorge il centro megalitico di Stonehenge.
Costruito in tre fasi distinte, tra il 3050 ed il 1500 a.C., Stonehenge è il monumento più importante delle isole britanniche, nonché sito archeologico di rinomanza mondiale.
Le leggende sorte intorno a questo luogo sono numerose.
Tutte le ipotesi finora formulate dagli studiosi restano congetture.
Era una sorta di osservatorio astronomico preistorico o un centro religioso?
Al di là delle ipotesi resta il fascino di queste pietre sospese (questo è il significato di Stonehenge), disposte in una successione di cerchi concentrici che sembrano voler custodire gelosamente il loro mistero.
Secondo il chierico gallese Goffredo di Monmouth (1100-1155), uno dei maggiori artefici della materia arturiana, fu Merlino a portare questo “Anello dei Giganti” a Salisbury, dopo averlo sottratto agli abitanti d’Irlanda, che erano appunto dei giganti.
Quelle pietre sarebbero state il monumento più degno da innalzare sopra la sepoltura del grande re Ambrosio Aureliano, caduto in battaglia contro i sassoni di Engisto.
Procedendo verso ovest, abbandoniamo il Wiltshire e ci immergiamo nella campagna del Somerset, costellata da collinette dai dolci declivi.
Secondo autorevoli storici e archeologi, proprio una di queste colline, il Cadbury Castle, potrebbe essere l’antico sito di Camelot, il centro di un regno in cui fu instillato il concetto originario della vita cavalleresca.
Attraversando il villaggio di South Cadbury fino ad arrivare alla sua chiesetta, ci si può inerpicare a piedi sulla collina che domina il paese, seguendo un sentiero tortuoso, oscurato dalla fitta vegetazione e bagnato dall’acqua di una sorgente che sgorga copiosa (qui esiste un pozzo noto come pozzo di Artù).
La sommità della collina si presenta come una verde prateria adibita a pascolo.
Ai suoi bordi sono ben visibili i terrapieni difensivi, costituiti da quattro serie di argini e fossati.
Il primo a collegare Cadbury a Camelot, fu lo storico dei Tudor, John Leland, nel 1542, che nelle sue cronache di viaggio scrisse: “A sud della chiesa di South Cadbury sorge Camelot, un tempo famosa città o castello. La gente del luogo ha sentito dire che qui vi alloggiava Artù.”
Scavi archeologici hanno rinvenuto vari oggetti risalenti al VI secolo, tra cui pezzi di ceramica, armi in ferro e manufatti in bronzo. Inoltre sono visibili fori per pali di sostegno, a indicare che qui furono eretti grossi edifici in legno.
Come a Tintagel e a Glastonbury, sono stati disseppelliti frammenti di giare per il vino provenienti dal mediterraneo orientale, che testimoniano la ricchezza e l’importanza del luogo, in grado di intrattenere rapporti commerciali con il continente.
Dalla cima della collina si gode di uno sconfinato paesaggio, fino a scorgere la Tor di Glastonbury, la leggendaria Avalon.
Glastonbury è avvolta da una forte aura di mistero e sacralità; non sorprende che il mito di Artù abbia trovato terreno fertile qui, dove la magia pervade l’aria.
Ai tempi di Re Artù, per via della sua posizione ribassata rispetto al livello del mare, Glastonbury era un’enorme palude fortemente soggetta alle inondazioni, con al centro la Tor, la magica collina che domina il paesaggio, ritenuta la porta d’ingresso all’oltretomba celtico e ora sormontata da un’ipnotica torre del XVI secolo.
Ancora oggi, dopo una forte pioggia, la zona si allaga e dalla sommità della Tor è possibile avere un’idea dell’isola di un tempo, circondata dalla palude e dalle acque, la favolosa isola di Avalon.
Stando alle leggende, Artù fu sepolto qui insieme alla sua regina Ginevra.
Dopo aver costruito Camelot e sposato Ginevra, Artù istituì la Tavola Rotonda, contornandosi dal fior fiore della cavalleria, e favorì la ricerca del Santo Graal, il calice dell’Ultima Cena di Gesù, simbolo di potere e prosperità.
Ma l’adulterio consumato dalla moglie Ginevra con il prode Sir Lancillotto e il tentativo di usurpazione del regno da parte di Mordred, il cavaliere nero, sancirono la fine di Camelot e di un’intera epoca.
Gli eventi si catalizzarono nella battaglia di Camlann (combattuta forse nei pressi del fiume Cam, all’ombra di Camelot) tra le truppe regali di Artù e quelle di suo figlio Mordred, nato dalla relazione incestuosa tra il sovrano e la sorellastra Morgana.
Artù infilzò con una lancia il figlio che, prima di morire, lo ferì gravemente alla testa.
Il re venne raccolto da tre dame bianche, tra cui la sorellastra Morgana, e portato con una chiatta nell’isola di Avalon per essere curato.
Nel 1190, all’interno della grande abbazia normanna di Glastonbury, a circa 5 metri di profondità, fu ritrovata la presunta tomba di Artù e Ginevra, sormontata da un lastrone di pietra su cui era adagiata una croce in piombo recante la scritta: “HIC IACET SEPULTUS INCLITUS REX ARTURIUS IN INSULA AVALONIA” (qui giace l’inclito re Artù sepolto nell’isola di Avalon).
Ancora oggi, tra le splendide rovine dell’abbazia disciolta nel 1539, è possibile vedere la base della grande tomba in marmo in cui le ossa furono trasferite nel 1278 per ordine di re Edoardo I.
Glastonbury è altresì nota per essere stata il primo centro cristiano della Gran Bretagna.
Qui, Giuseppe d’Arimatea, ex soldato di Ponzio Pilato, vi costruì la chiesa di Santa Maria (I secolo d.C.) in cui fu custodito il Santo Graal.
Nel calice vi era il sangue di Cristo, raccolto dallo stesso Giuseppe dopo che il Redentore fu deposto dalla croce.
A qualche centinaio di metri dall’abbazia si trova infatti il “Chalice Well”, il pozzo del calice, dove Giuseppe e il cognato Bron, (il Re Pescatore, custode del Graal), nascosero la sacra reliquia.
L’ultima tappa del nostro viaggio “arturiano” è Tintagel, in Cornovaglia, la regione all’estremo sud dell’Inghilterra; un verde promontorio adagiato sull’Atlantico, sferzato dai venti e battuto dalle onde dell’oceano.
Qui si può godere di un paesaggio che stordisce i sensi, con i costoni a precipizio sul mare, i faraglioni, le spiaggette isolate e le lingue di terra che si allungano sull’acqua.
In questo luogo dimenticato dal tempo, sorgono le maestose rovine di un castello tardo medievale, antica residenza di Richard, conte di Cornovaglia e fratello minore di Enrico III.
Ma il sito fu abitato fin dai tempi romani e arturiani; infatti nel 1983, in seguito ad un violento incendio infuriato sul promontorio, sono emerse fondamenta di palazzi costruiti tra il 460 e il 650.
Nella sua Historia regum Britanniae, Goffredo di Monmouth narra che Artù fu concepito qui dal re Uther Pendragon, che sedusse con l’inganno la bella Igraine, moglie di Gorlois, duca di Cornovaglia.
Il piccolo Artù fu poi affidato a Merlino che fece di lui un grande re, capace di arrestare l’avanzata dei sassoni e perfino di uccidere ben 960 nemici in un solo giorno nella leggendaria battaglia di Badon.
Il nostro viaggio termina qui, sulle rive dell’Atlantico, dove l’incanto è ancora forte e il vento mormora ancora il nome di Artù.
Foto Cattedrale di Winchester di Antony McCallum sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Foto Tavola Rotonda di Rs-nourse sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Foto Stonehenge di Diego Delso sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Foto Cadbury Castle di Joe D sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic
Foto Glastonbury tor di Rodw sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto Summit of Glastonbury tor di Jim Champion sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto Glastonbury Abbey di NotFromUtrecht sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto tomba Re Artù e Ginevra di Tom Ordelman sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto Tintagel ruins di Rawac sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto door to Tintagel di Pam Brophy sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic