Pierre-Charles De Villeneuve fu un ammiraglio francese, proveniente da una famiglia aristocratica con antiche tradizioni militari. A soli quindici anni entrò nella Marina Reale di Luigi XVI, facendosi le ossa come marinaio semplice. Poi col tempo, e dopo una dura gavetta, fu nominato dapprima aspirante guardiamarina per poi diventare, passo dopo passo, contrammiraglio.

Nel 1798 partecipò alla spedizione in Egitto voluta da Napoleone Bonaparte,

al comando del vascello da 80 cannoni Guillame Tell, e di conseguenza prese parte al violentissimo combattimento che ne seguì, detto battaglia di Abukir, dove Villeneuve si distinse per la sua inazione.

La flotta di Napoleone, composta da diciassette navi, compresi tredici vascelli, rispondeva alle raffiche inglesi producendo una serie di boati, tanto che nel giro di poco, tutta la scena fu avvolta dal fumo dei cannoni, mentre i proiettili di ferro che mancavano i loro bersagli sollevavano schizzi d’acqua.

Tra le navi della flotta napoleonica, capeggiava l‘Orient, la nave da guerra più grande e potente del mondo. Era una fortezza sull’acqua, con centotrenta cannoni a sua disposizione e un peso di cinquemila tonnellate, che trasportava più di mille uomini.

Nella battaglia di Abukir era scortata da altri due vascelli francesi che gli davano una posizione difensiva a prova d’assalto. Sembrava però che i britannici, guidati dall’ammiraglio Nelson,

per nulla scoraggiati malgrado le dimensioni più ridotte delle loro navi, non ne fossero stati informati, dato che sferrarono un attacco diretto proprio all’Orient. Ci fu uno scambio ravvicinato di bordate tra la nave da guerra francese e un vascello inglese, e come prevedibile la più piccola imbarcazione britannica ebbe la peggio. Eppure mentre quest’ultima stava abbandonando la battaglia, altre navi inglesi attaccarono nel vuoto che questa aveva lasciato. Nel frattempo, le loro fregate più piccole si spostarono nelle acque poco profonde della baia di Abukir, infilandosi nei punti scoperti della linea francese. In questo modo, pur essendo in lieve minoranza numerica, i britannici conquistarono un enorme vantaggio tattico. Anziché affrontare l’intera flotta francese bordata contro bordata, avevano ignorato la retroguardia delle loro navi e raddoppiato il fuoco sull’avanguardia. Così ogni vascello francese si ritrovò a combattere contro due navi britanniche, una su ciascun lato.

I risultati furono prevedibili: la gloriosa armata di Napoleone subì una rovinosa sconfitta.

Villeneuve, rimasto inerte nelle retrovie, non partecipò minimamente alla battaglia e quando la situazione divenne critica non fece altro che spiegare le vele della Guillaume Tell e allontanarsi verso l’orizzonte.

Oltre ad essere stato alla baia di Abukir, Villeneuve fu al comando della flotta francese anche durante la battaglia di Trafalgar, che si concluse con la sconfitta delle armate congiunte francesi e spagnole da parte di Nelson, il quale dimostrò efficacemente al mondo che l’Inghilterra non sarebbe mai stata conquistata e cancellò ogni speranza di Napoleone di invaderla.

Villeneuve non era altro che un superstite. Si mostrava accorto e prudente in ogni momento. Anche quando andò a combattere contro Nelson a Trafalgar le sue mosse erano calcolate; gli era giunta voce infatti che Napoleone stesse per sostituirlo e forse per arrestarlo, imprigionarlo o addirittura mandarlo alla ghigliottina. Trovandosi di fronte a quella realtà, Villeneuve si giocò la sua ultima carta: andò a combattere sapendo che, se avesse conquistato la vittoria, sarebbe stato considerato un eroe, diventando così intoccabile. e se avesse perso, probabilmente sarebbe morto oppure sarebbe stato catturato dai britannici, i quali lo avrebbero portato sano e salvo in Inghilterra. E fu così che andò. Tentò il tutto per tutto per l’ultima volta. Della serie: o la va o la spacca. Tutto sommato una mossa brillante. Peccato che i britannici l’abbiano rovinata rispedendolo in Francia dopo poco più di cinque mesi di prigionia, in cambio di quattro capitani britannici, secondo gli accordi presi dalle autorità dei due paesi. Qualche mese dopo il contrammiraglio Villeneuve morì. Il suo corpo fu rinvenuto con sei ferite d’arma da taglio al petto, e la sua morte fu dichiarata un suicidio. Cosa estremamente difficile da credere. Persino all’epoca questa conclusione fu derisa sulla stampa, soprattutto in Inghilterra. La maggior parte degli storici ritiene che Napoleone abbia avuto qualcosa a che fare con la morte dell’ammiraglio. O perché non aveva fiducia in Villeneuve o semplicemente perché non riusciva a perdonargli tutti i suoi fallimenti. Villeneuve l’aveva mandato su tutte le furie così tante volte che forse l’imperatore ne aveva avuto semplicemente abbastanza.

 

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