Il 1° gennaio 1863, il presidente Abraham Lincoln dichiarò liberi gli schiavi. Nella sola Louisiana, 350.000 schiavi si trovarono davanti ad una scelta: rimanere in schiavitù in attesa di essere liberati dall’esercito dell’unione o conquistare la libertà da soli. Quella che state per leggere è la storia di un uomo la cui vicenda è diventata una ennesima prova della crudeltà dello schiavismo in America e un simbolo del costo umano dell’emancipazione.

Peter era uno schiavo costretto a lavorare nella piantagione di cotone di John e Bridget Lyons, con sede a St. Landry Parish, Louisiana, vicino al fiume Atchafalaya.  Essendo uno dei quaranta schiavi che vivevano nella piantagione, Peter dovette sopportare un numero enorme di frustate e altre torture fisiche. Dopo il proclama di emancipazione di Lincoln, nel marzo 1863, nel momento più acceso della guerra di secessione americana, Peter scappò dalla piantagione.  La sua fuga fu rocambolesca; dovette attraversare diverse paludi e pare che per nascondere il suo odore ai segugi che gli davano la caccia, avesse rubato delle cipolle dalla piantagione. Si strofinava con queste dopo essere uscito da ogni acquitrino incontrato lungo il percorso. Peter percorse più di 60 chilometri a piedi in dieci giorni, finché non si imbatté nell’accampamento unionista di Baton Rouge, la sua meta prestabilita, dove arrivò a piedi nudi, coperto di fango e con il corpo cosparso di cipolle per ingannare l’olfatto dei cani. Il viaggio verso il campo dell’esercito dell’Unione a Baton Rouge non fu quindi facile per Peter, soprattutto pensando che iniziò il suo viaggio dopo aver  passato un periodo di due mesi allettato per colpa del dolore alle ferite riportate alla schiena dopo una fustigazione particolarmente violenta. Quest’esperienza lo rese solo più determinato a finire a Baton Rouge mettendo apparentemente la sua vita in pericolo. Nonostante, come abbiamo già detto, cacciatori di uomini e segugi lo inseguissero, Peter riuscì in qualche modo a raggiungere l’accampamento dell’esercito, ma come un uomo gravemente esausto e affamato vestito di stracci.

Lì fu sottoposto ad una visita medica dove il suo corpo, rivelò la sua storia. La sua schiena devastata era ricoperta di cicatrici dovute alle frustate. Una sofferenza che attirò l’attenzione di due fotografi, presenti sul campo che lo misero in posa e gli scattarono una fotografia che vendettero ai giornali. L’immagine divenne la prova visiva della brutalità della schiavitù ed il suo contributo fu di far crollare la tesi dei sudisti a favore dello schiavismo. La schiena martoriata di Peter si diffuse come un’immagine impressionante sulla violenza a cui erano soggetti gli schiavi. I giornali e le fotografie riuscirono a documentare e a testimoniare dalla diretta voce dei sopravvissuti questi orrori, cambiando la posizione dell’opinione pubblica. Un testimone spiega che, quando Peter si spogliò dei vestiti mostrando le sue ferite, tutti i presenti ebbero un moto di stupore e orrore. Così si leggeva su un giornale di Boston, The Liberator, il 12 giugno 1863:

«Negli ultimi giorni ci è pervenuta da Baton Rouge la fotografia di quello che prima era uno schiavo ed oggi, grazie all’esercito dell’Unione, è un uomo libero. Su quella schiena, una scena orribile da contemplare! Rappresenta una testimonianza contro la schiavitù più eloquente di ogni parola. Sfregiata, scavata, raggrumata in grandi creste, corrugata, incisa, la povera carne torturata mostra la spaventosa opera della frusta del guardiano degli schiavi. È un’immagine toccante, un appello così muto e potente che nessuno se non chi ha un cuore di pietra può guardare senza sentirsi muovere la coscienza». 

Tre mesi dopo che il Proclama di Emancipazione permise l’arruolamento degli schiavi liberati nelle forze armate, Peter si arruolò nell’esercito dell’Unione come guida nella Louisiana Native Guard. Secondo i rapporti, raggiunse il grado di sergente e svolse un ruolo significativo nell’assedio di Port Hudson, l’impegno finale dell’esercito dell’Unione per riconquistare il fiume Mississippi come parte della guerra civile.

Poiché la Louisiana Native Guard era formata interamente da reclute nere libere, Peter fu in grado di combattere la guerra insieme a persone che avevano vissuto esperienze simili per la loro libertà.  Mentre era nell’esercito dell’Unione, fu apparentemente catturato dai Confederati, picchiato e lasciato morire. Peter riuscì però ancora una volta a tornare vivo nell’esercito dell’Unione. Non si sa molto della sua vita dopo l’assedio di Port Hudson, inclusa la causa della sua morte  ma secondo quanto riferito, Peter morì il 20 luglio 1907. Tuttavia, la fotografia di Peter divenne una parte significativa della storia della Guerra Civile e continua a ricordarci ancora oggi le brutalità subite dai neri prima dell’abolizione della schiavitù.

Come abbiamo già detto, il 1° gennaio 1863 il presidente Abraham Lincoln emanò il proclama di emancipazione, il quale dichiarava che tutte le persone tenute schiave erano libere. Oltre 400.000 uomini e donne di colore fuggirono verso la libertà. Alla fine, il 19 giugno 1865, quasi 4 milioni di schiavi in America furono riconosciuti liberi.

 

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