Ci sono alcuni aspetti del Web che è bene capire. Gran parte delle persone non avvezze all’argomento, pensano ad Internet in termini fisici, come se Internet fosse una piscina piena fino all’orlo di palline da tennis galleggianti. Le palline rappresentano i singoli siti web, naturalmente. Il che, ovviamente, è sbagliato. I siti web non sono cose fisiche. Internet non ha una dimensione fisica. Non ha dimensioni né confini. Non c’è un alto o un basso, un vicino o un lontano, però qualcuno potrebbe sostenere che abbia una massa. Le informazioni digitali sono tutte uno e zero, il che significa che le celle di memoria sono cariche oppure no. E la carica è energia, perciò se uno crede alla formula di Einstein E=mc2, in cui E è l’energia, m la massa e c la velocità della luce, deve anche credere che m equivalga a E diviso c2, che è la stessa equazione espressa in modo diverso. Questo implica che la carica abbia una massa individuabile. Più canzoni e più foto mettiamo sul nostro telefono, più diventa pesante. Solo di un miliardesimo di trilione della più piccola frazione di grammo, però è così.

Ma perché certi siti non possono essere trovati?

Fondamentalmente è un problema di motori di ricerca. A questo punto ci può tornare utile la nostra immagine della piscina. Immaginiamo milioni di palline da tennis, alcune in superficie, altre intrappolate in profondità dalle altre. Ora pensiamo al motore di ricerca come a un lungo nastro di seta che viene tirato su e giù, dentro e fuori, che serpeggia di qua e di là tra le palline scivolando velocissimo sulla loro superficie pelosa. E immaginiamo che alcune di esse siano state modificate in modo da avere punte al posto del feltro, simili ad ami, mentre altre siano perfettamente lisce, come palle da biliardo. Dove si impiglierebbe il nastro di seta? Sulle punte, ovviamente. Sulle palle da biliardo scivolerebbe completamente. Sostanzialmente è questo che bisogna capire sui motori di ricerca. E’ una strada a doppio senso. Quando un sito vuole essere trovato, deve faticare non poco per sviluppare punte efficaci. Si chiama ottimizzazione per i motori di ricerca, e oggigiorno è una disciplina molto importante.

Detto ciò, essere una palla da biliardo è altrettanto difficile. Neanche restare segreto è facile. I siti segreti in genere sono sinonimo di illegalità, o di immoralità, o di entrambe. Vengono subito in mente la pornografia del peggior tipo o la possibilità di ordinare cocaina via e-mail e via discorrendo. Tutto questo si chiama Deep Web. Tutte quelle palle lisce da biliardo. Ce ne sono milioni. Senza punte, senza ami, non hanno niente, ma continuano a esistere senza che nessuno le guardi. Il Deep Web potrebbe essere dieci volte più grande del Surface Web, o cento, o anche di più, nessuno lo sa con certezza.

Questo ovviamente non va confuso con il Dark Web, composto solo da siti vecchi con link rotti come satelliti fuori uso che ruotano sempre nello spazio. Il Dark Web è simile ad un antico rudere, mentre il Deep Web è il quartiere malfamato di una città. Non che uno sia effettivamente scuro e l’altro profondo, o che si trovino in qualche zona vera e propria, capiamoci bene. Internet non è un luogo fisico. Non ha affatto caratteristiche fisiche.

Allora come fa una persona a trovare i siti segreti?

Non può. Non dall’esterno in ogni caso. Non può usare un motore di ricerca perché i siti sono lisci. Serve l’indirizzo preciso. Non semplicemente coffeeshop.com, ma qualcosa come CoffeeShop123xyz.com. Nella realtà ovviamente è molto peggio. Un localizzatore di risorse unico combinato ad una password supersicura. Sembrerebbe che indirizzi simili vengono trasmessi in certe comunità con il passaparola.

 

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Foto in evidenza di Fabio Lanari  sotto licenza GNU Free Documentation

Foto rappresentazione Deep Web di Ranjithsiji sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International