Tutti noi oggi (chi più, chi meno) cerchiamo di prestare maggiore attenzione al nostro ecosistema, cercando di educare i nostri figli ad una maggiore responsabilità nel proteggere e preservare la natura.

Cerchiamo di differenziare i nostri scarti, limitare il consumo di plastica, inquinare di meno, nel nostro piccolo di difendere l’ambiente.

Vi è da notare però, con una certa apprensione, che i bambini moderni non sono in grado di identificare piante e insetti comuni presenti in natura, quando invece le precedenti generazioni li riconoscevano al primo sguardo.

Questo perché i bambini di oggi sono tagliati fuori dall’esperienza della natura, e non giocano più come in passato nell’ambiente naturale.

Tra i fattori responsabili di questo cambiamento si possono annoverare:

-la vita urbana

-la mancanza di spazi aperti

-il computer e Internet

-il carico di compiti di scuola da fare a casa.

Il risultato è che i bambini non hanno più alcun contatto con la natura, della quale non acquisiscono dunque un’esperienza diretta.

E’ piuttosto ironico che ciò accada in un’epoca in cui nell’Occidente la preoccupazione per l’ambiente tocca le soglie più alte e in cui, per proteggerlo, vengono proposti progetti di un’ambizione senza precedenti.

Una delle priorità del movimento dei Verdi oggi è inculcare nei bambini un corretto pensiero ambientalista, quindi i piccoli vengono istruiti a proteggere qualcosa di cui in realtà non sanno assolutamente niente.

Questa è esattamente la formula che in passato ha condotto al degrado ambientale perpetrato con le migliori intenzioni, varando misure che non sarebbero mai state varate se si fossero veramente capiti gli ambienti che si stavano tentando di proteggere.

Il problema è che si è convinti di capirli, e le nuove generazioni ne saranno ancora più convinte.

La scuola insegna infatti che esiste una risposta a ogni domanda; ma soltanto nel mondo reale i giovani scoprono che molti aspetti della vita sono incerti, misteriosi, e persino inconoscibili.

Se hai l’opportunità di giocare nella natura, se il colore dell’ala di una farfalla ti resta attaccato alle dita, se guardi un bruco filare il suo bozzolo, sei invaso da un senso di mistero e incertezza.

Quanto più guardi, tanto più il mondo naturale diventa misterioso e tanto più ti rendi conto di quanto sia limitata la tua conoscenza.

Oltre alla bellezza, puoi anche scoprirne la fecondità, gli sprechi, l’aggressività, la crudeltà, il parassitismo e la violenza.

Sono aspetti questi, che i libri di testo non comunicano adeguatamente.

Forse la lezione più importante da trarre dall’esperienza diretta è che il mondo naturale, con tutti i suoi elementi e le sue interconnessioni, rappresenta un sistema complesso che non siamo in grado di capire e il cui comportamento sfugge alla nostra capacità di previsione.

Sarebbe assurdo fare come se fosse vero il contrario.

Noi esseri umani interagiamo brillantemente con sistemi complessi.

Lo facciamo di continuo, senza però pretendere di capirli. Tentiamo solo di gestirli.

“Gestire” significa interagire con il sistema: fare qualcosa, aspettare di vedere la reazione e poi fare qualcos’altro nel tentativo di conseguire il risultato voluto.

Dobbiamo sempre partire dal presupposto che non sappiamo con certezza come risponderà il sistema; dobbiamo stare a vedere.

Magari abbiamo la sensazione di sapere ciò che accadrà. Magari spesso ci azzecchiamo. Ma non siamo mai sicuri.

Quando interagiamo con il mondo naturale siamo privi di ogni certezza, e lo saremo sempre.

Come possono allora i giovani fare esperienza del mondo naturale?

L’ideale sarebbe trascorrere un pò di tempo in un bosco, in una foresta, o in mare aperto: uno di quegli ambienti vasti, scomodi, inquietanti e belli che così rapidamente spazzano via i nostri preconcetti.

 

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