Quest’argomento purtroppo è tristemente conosciuto in particolar modo per le grandi frizioni che si crearono tra i primi coloni e i nativi americani, e che scaturirono poi in guerre e massacri.
Ma come già detto in altri post, non abbiamo intenzione di dare lezioni di storia; vogliamo invece concentrarci su fatti reali ma poco conosciuti.
Oggi quindi porremo la nostra attenzione sulla figura di un capo irochese realmente esistito che influenzò profondamente la storia dell’America.
Il Capo Canasatego è una figura storica che pochi conoscono, ma che ha avuto un ruolo essenziale nella nascita degli Stati Uniti d’America. Alcuni lo considerano addirittura un padre fondatore dimenticato.
La sua è una figura affascinante.
E’ stato il più grande ed influente indiano del suo tempo, e se non fosse morto così presto (fu avvelenato e non si conosce la reale identità dell’assassino) l’America avrebbe potuto essere diversa, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con i nativi.
Ma perché questo capo irochese è così importante?
Il motivo lo si può trovare nello stemma degli Stati Uniti che come sappiamo rappresenta un’aquila che afferra un fascio di frecce e un ramo d’ulivo.
A primo acchitto potremmo interpretare il tutto come una sorta di convivenza tra pace e guerra (il ramo d’ulivo rappresenta la pace, mentre le frecce simboleggiano la guerra); ma questo è un diffuso errore di interpretazione.
C’è una storia dietro quel fascio di tredici frecce, una storia che riguarda proprio Capo Canasatego.
Canasatego era uno dei capi degli onondaga, una delle sei nazioni indiane riunite nella Confederazione Irochese.
Nel XVI secolo, molto prima della fondazione degli Stati Uniti, dopo decenni e decenni di sanguinose guerre, sei nazioni indiane decisero di unirsi per riportare la pace fra le tribù.
Istituirono un governo democratico ed ugualitario, che dava voce ai rappresentanti di ogni tribù, un governo esemplare, soprattutto per l’epoca, con tanto di leggi e costituzione.
Il Capo Canasatego, incontrò i primi colonizzatori nel 1744 e indicò la Confederazione Irochese come un esempio da seguire, incoraggiandoli a unirsi per il bene comune.
Benjamin Franklin era presente a quell’incontro e lo ha raccontato a coloro che poi avrebbero stilato la Costituzione Americana. In realtà, uno dei delegati della Convenzione costituzionale, John Rutledge, del South Carolina, ha persino letto alcuni passi della legge irochese ai colleghi costituenti, presi da uno dei loro trattati tribali che iniziava con le parole: “Noi, il popolo, allo scopo di perfezionare ulteriormente la nostra unione, di assicurare la tranquillità al suo interno, di garantire la giustizia…”.
Che ci crediate o no, è praticamente uguale, parola per parola, al preambolo della Costituzione Americana.
Sebbene non tutti siano d’accordo è innegabile il legame tra la Costituzione degli Stati Uniti e un’antica legge indiana.
E i padri fondatori hanno immortalato quel debito nello stemma nazionale.
Durante quel famoso incontro del 1744 infatti, il Capo Canasatego si avvicinò a Benjamin Franklin e gli regalò una freccia con una sola piuma.
Franklin era confuso, perciò Canasatego riprese la freccia, la spezzò e ne fece cadere a terra i pezzi.
Poi si presentò a Franklin con un fascio di tredici frecce legate insieme con una pelle.
Canasatego tentò di spezzare le frecce come aveva fatto in precedenza, ma non ci riuscì.
Quando le donò a Franklin, il messaggio era chiaro a tutti: se volevano sopravvivere, le tredici colonie dovevano unirsi; solo allora la nuova nazione sarebbe stata invincibile.
L’aquila dello stemma ha nell’artiglio un fascio di tredici frecce, a perpetuo omaggio della saggezza di Capo Canasatego.