Pochi episodi biblici sono più sconvolgenti e più rappresentati della storia di Mosè.

La sua esistenza è avvolta nella leggenda, da quando ancora in fasce è finito tra le braccia della figlia del faraone dopo essere stato abbandonato in un cesto di vimini, a quando si è scontrato col figlio di quello stesso faraone.

Per liberare le tribù ebraiche dalla schiavitù, ha scatenato dieci piaghe sull’Egitto, diviso un mare, e condotto il suo popolo attraverso il deserto per quarant’anni, creando inoltre un nuovo sistema di leggi basato sui dieci comandamenti.

Ma tutto questo è realmente successo?

Per la maggior parte degli storici, e per molte autorità religiose, l’Esodo è solo un mito, un’insegnamento morale, e non una realtà storica.

A sostegno di questa tesi, gli archeologi scettici sottolineano l’insufficienza di prove che documentino piaghe o un esodo di massa di schiavi, in particolare all’interno della finestra temporale indicata nella Bibbia.

Insomma la storia di Mosè sarebbe solo allegorica, dal momento che non esistono prove archeologiche di piaghe o rivolte di schiavi durante il regno di Ramses il Grande.

Recenti scoperte lungo il Nilo indicano però che potrebbero sbagliarsi.

Le dieci piaghe potrebbero essere eventi realmente accaduti?

Le risposta a questa domanda potrebbe essere sorprendente.

Cominciamo con l’elencare le dieci calamità che avevano funestato l’Egitto:
1) Tramutazione dell’acqua in sangue
2) Invasione di rane
3) Invasione di zanzare
4) Invasione di mosche
5) Moria del bestiame
6) Ulcere su animali e umani
7) Tempesta di ghiaccio e fuoco
8) Invasione di cavallette
9) Tre giorni di tenebre
10) Morte di primogeniti maschi

Ora cerchiamo di dare una spiegazione scientifica ad ogni voce di quest’elenco.

Tutto può essere cominciato con un cambiamento ambientale che aveva reso rosse le acque del Nilo.

Ci sono numerose testimonianze di corsi d’acqua che cambiano spontaneamente colore, vuoi per la proliferazione di particolari alghe, vuoi per una crescita eccessiva di batteri o persino per una contaminazione da metalli.

Uno dei più eclatanti cambiamenti di questo tipo avviene periodicamente proprio in Medio Oriente; ogni estate infatti, il lago Urmia in Iran assume un colore rosso sangue in seguito a una crescita incontrollata di Halobacteriaceae.

Ora se le acque del Nilo, che sono la linfa vitale dell’intera regione egiziana, erano diventate tossiche per via dei microrganismi di cui abbiamo accennato prima, potremmo spiegare le conseguenti piaghe senza tirare in ballo Dio.

Le tre piaghe successive infatti -rane, zanzare e mosche- potrebbero essere state causate dall’arrossamento del Nilo.

Le acque avvelenate del fiume avrebbero costretto le rane a fuggire sulla terraferma, dove sarebbero morte.

L’improvviso calo della lor popolazione avrebbe causato una crescita esponenziale delle loro prede naturali, vale a dire zanzare e mosche.

E non dimentichiamo che gli insetti ematofagi sono importanti portatori di malattie, quindi le zanzare potrebbero avere sterminato il bestiame nell’area.

Inoltre i morsi e le punture di quegli insetti avrebbero provocato ulcere tanto negli uomini quanto negli animali.
Ed ecco spiegata la quinta e la sesta piaga.

La tempesta di fuoco e ghiaccio, le cavallette e l’oscurità invece, hanno un’altra spiegazione, scollegata dall’avvelenamento del Nilo.

Circa 3500 anni fa, il vulcano Santorini ha eruttato con una forza esplosiva mai vista prima, espellendo nell’aria miliardi di tonnellate di cenere, che probabilmente sono arrivate anche in Egitto.

Gli archeologi hanno infatti trovato tracce di pomice,una roccia che si forma in seguito alla solidificazione della lava, in molte rovine egizie. E come sappiamo in Egitto non ci sono vulcani.

La nube di cenere avrebbe provocato incredibili effetti atmosferici, in particolar modo se l’eruzione fosse coincisa con la stagione delle piogge.

I meteorologi hanno dimostrato che l’incontro fra cenere vulcanica rovente e un temporale può scatenare incredibili grandinate e violente scariche di fulmini.

Queste stesse nubi di polvere avrebbero oscurato il cielo.

E le cavallette?

Le cavallette preferiscono deporre le uova in ambienti umidi. E’ possibile che lo scioglimento della grandine e i cambiamenti climatici successivi all’eruzione del Santorini possano aver favorito la proliferazione di quest’insetto.

E questo ci porta alla decima e ultima piaga.

Questa può essere attribuita al fatto che i primogeniti erano venerati dalle rispettive famiglie.

Ricevevano più cibo rispetto agli altri figli; e dunque, se le cavallette avessero mangiato la maggior parte del grano e quello restante fosse ammuffito, quei bambini sarebbero stati i primi ad ammalarsi e a morire per avvelenamento da micotossine.

Anche se a dire il vero quest’ultima spiegazione non è del tutto convincente.

Molta altra gente avrebbe potuto mangiare il grano contaminato e morire, e di certo questo non chiarisce perché sono morti anche i primogeniti del bestiame; a meno che la malattia non abbia portato una qualche forma di alterazione genetica ereditaria, facendo divenire l’ultima piaga la peggiore.

Naturalmente il mondo di allora era diverso dal nostro. Era più isolato.

Quindi probabilmente la malattia ha fatto terra bruciata nella regione del Nilo e poi è scomparsa.

A questo punto è lecito porsi una domanda: se le piaghe d’Egitto fossero eventi realmente accaduti, potrebbero ripetersi di nuovo, ma su scala globale?

La risposta a questa domanda è uno spaventoso…sì.

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