Esistono microrganismi piuttosto sgradevoli in natura, e probabilmente ne esistono un’infinità che ancora non sono stati scoperti.
Parlando di quelli che conosciamo però, ricordiamo che gli scienziati hanno scoperto una moltitudine di batteri mangiaelettricità.
Il comportamento di questi microbi, non è poi così diverso da quello che fanno le nostre cellule.
In parole povere, noi preleviamo gli elettroni dalle molecole di zucchero e li immagazziniamo sotto forma di ATP (adenosina trifosfato), che alimenta le nostre funzioni vitali.
Questi batteri elettrici fanno lo stesso, solo che prendono gli elettroni direttamente dall’ambiente, e cioè dalla superficie dei minerali o sfruttando la tensione elettrochimica sui fondali marini.
Gli scienziati così hanno scoperto nuove specie semplicemente infilando elettrodi nella melma e prendendo nota delle creature che vi si attaccano per mangiare.
Diversi laboratori in tutto il mondo stanno studiando applicazioni pratiche per questi nuovi e strani microbi; dai biocavi in grado di condurre elettricità alle batterie organiche per nanomacchine utilizzabili in qualsiasi settore industriale, tra cui quello che si occupa di risanamento ambientale.
Esistono inoltre, dei microrganismi mutaforma capaci di unirsi in lunghe strutture filamentose (perfette per ricablare un cervello) che non hanno nulla a che fare con i batteri.
Questi sono gli archaea.
Tutti gli esseri viventi rientrano in tre rami principali, o “domini”.
Oltre ai batteri, che noi tutti conosciamo, ci sono gli eucarioti, che comprendono la maggior parte delle altre forme di vita: alghe, funghi, piante e persino gli esseri umani.
Ma solo nel 1997 è stato scoperto che gli archaea costituiscono un dominio a sé, dal momento che si sono evoluti dal brodo primordiale che ha dato origine alla vita in modo del tutto indipendente.
Sono una delle più antiche forme di vita, e anche tra le più strane.
Si riproducono per scissione binaria, ma riescono senza problemi a inglobare altre forme di vita, virus compresi, nella loro struttura genetica e biochimica.
Alcuni biologi evoluzionisti sostengono che gli archaea e i virus si siano sviluppati parallelamente, in una relazione di codipendenza cominciata due miliardi di anni fa.
Questa strana struttura genetica ha permesso ai microbi degli archaea di prosperare negli habitat più estremi.
Nei geyser roventi per esempio, o nelle tundre ghiacciate, ma anche in ambienti altamente acidi o alcalini.
Per poter sopravvivere in queste condizioni estreme, gli archaea attingono a diverse fonti di energia. Zuccheri, ammoniaca, ioni metallici, persino acido solforico.
Qualche specie riesce a fissare il carbone, altre usano l’energia solare.
Utilizzano un processo chimico tipico ed esclusivo di queste specie.
Sono senza ombra di dubbio delle specie innovative.