Oggi, punteremo i riflettori su due esploratori che si sono spinti nel cuore del Sudan, e anche oltre, alla ricerca della sorgente del Nilo.

Le loro spedizioni però, non furono concomitanti.

Il primo a partire fu David Livingstone, che però sparì nella giungla e fu dato apparentemente per morto.

Sei anni dopo, fu organizzata una spedizione di recupero guidata da Henry Morton Stanley, che lo ritrovò, debole e deperito, in un piccolo villaggio sulle rive del lago Tanganica.

Da questo momento in poi, la fama di Stanley si legò in modo indissolubile a quella di Livingstone.

Dopo il ritrovamento, Stanley tornò in Inghilterra, mentre Livingstone decise di restare in Africa per riprendere la ricerca della sorgente del Nilo, e vi rimase fino alla sua morte nel 1873.

Ora, a prima vista, la tanto strombazzata storia del salvataggio del dottor David Livingstone a opera di Henry Morton Stanley, sembra dipingere il primo come un avventuriero inetto e maldestro che è andato a cercarsela.

A una lettura più approfondita, però, emerge che è Livingstone il vero eroe di questa avventura.

Missionario ed esploratore, ha tentato di migliorare la vita delle tribù africane e, dopo essere stato salvato, ormai a un passo dalla morte, è rimasto in Africa per continuare la sua battaglia contro la tratta degli schiavi.

Quanto all’eroico Stanley, un convinto razzista, va detto innanzitutto che non è andato alla ricerca di Livingstone di sua iniziativa, ma è stato costretto a farlo.

Inoltre, è risaputo che trattava in modo brutale e crudele i suoi portantini e tutti i membri delle tribù in cui s’imbatteva.

Come se non bastasse, in seguito fu incaricato da re Leopoldo II del Belgio di aprire la strada alla colonizzazione del Congo, impresa che portò alla schiavizzazione di migliaia d’indigeni e allo sterminio d’intere tribù, oltre che all’acquisizione da parte del sovrano belga di una vasta area della regione.

Alla fine, le loro differenti personalità e le conseguenze delle loro azioni hanno fatto sì che Livingstone fosse sepolto nell’abbazia di Westminster, onore che invece a Stanley è stato negato.

Al momento della sua morte, la tribù che ospitava Livingstone mummificò il corpo, cosparse il cadavere di sale e lo rimandarono in Inghilterra all’interno di un grosso cilindro di corteccia d’albero.

L’intero corpo tranne il cuore, che invece venne asportato e seppellito sotto un albero di mobola.

Quando gli inglesi chiesero lumi su quel gesto, gli indigeni risposero che il dottor Livingstone era inglese, ma il suo cuore apparteneva all’Africa.

 

Foto albero di mobola di Willem Frost sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International