La miniera di sale di Wieliczka, già sito patrimonio mondiale dell’UNESCO, vista la sua magnificenza dovrebbe essere considerata anche una delle meraviglie del mondo.

Inaugurata nel XIII secolo e rimasta attiva fino al 2007, è uno dei luoghi più famosi di tutta la Polonia.

Nel corso dei secoli, generazioni di minatori hanno addobbato le camere sotterranee con elaborate decorazioni.

Si tratta per lo più d’incisioni e sculture a carattere sacro, realizzate per invocare la protezione di Dio.

Queste opere attirano da sempre un fiume di visitatori; Copernico ci è stato nel XVI secolo, Chopin trecento anni dopo, e in tempi più recenti anche diversi presidenti americani e il papa.

Nel Medioevo, il commercio del sale aveva rappresentato un importante giro d’affari.

A quei tempi un terzo delle entrate dei sovrani polacchi, proveniva dalle miniere.

Del resto la parola salario deriva dal latino salarium, ovvero la somma corrisposta a un soldato per acquistare una razione di sale.

Alla luce di tutto questo possiamo quindi avere un’idea delle reali dimensioni della miniera.

Il complesso è formato da un dedalo di gallerie, pozzi e camere.

Il percorso turistico che si trova nei livelli superiori della miniera, si estende per circa quattro chilometri, ma le gallerie si estendono per altri quattrocento nelle aree più profonde che si trovano centinaia di metri sottoterra e sono off-limits a causa di vecchi crolli e allagamenti.

Quando gli scavi raggiunsero la falda freatica infatti, ai livelli più bassi si sono formati laghi e stagni.

Se vi capitasse di visitarla e avere tra le mani la mappa turistica della miniera, sappiate dunque che ne state vedendo soltanto l’un per cento.

La cosa curiosa è che nel XVIII secolo, quando la miniera era ancora attiva, Wieliczka era già una meta turistica molto frequentata, ed i minatori a differenza di quelli delle altre miniere, tolleravano i visitatori.

La punta di diamante della miniera di Wieliczka è la cappella di Santa Kinga; anche se in realtà più che una cappella sembra una vera e propria cattedrale.

Enormi lampadari, con scintillanti cristalli di salgemma, pendono dal soffitto a volta.

Su una parete un grosso crocifisso sovrasta un altare di pietra, e magnifiche sculture, tra cui un intero presepe, fanno bella mostra di sé in nicchie illuminate ai lati della cappella.

Le pareti e i pavimenti sono stati lavorati e lucidati in modo che sembrino rivestiti di mattoni e piastrelle ottagonali.

Ovviamente, come si evince dal nome, la cappella è dedicata a Santa Kinga.

Secondo la leggenda, la principessa Kinga era stata promessa in sposa dal padre al principe di Cracovia. Prima di lasciare l’Ungheria, gettò il suo anello di fidanzamento in una miniera di sale. Poi, arrivata a Cracovia, ordinò a un gruppo di minatori di cominciare a scavare un pozzo. Durante gli scavi, questi trovarono un grosso blocco di sale con dentro l’anello della principessa.

Da allora, la principessa Kinga è la santa patrona dei minatori.

Mentre si scende in un labirinto di grotte, tunnel e stanze scolpite, ci si imbatte in alcune camere allagate.

Passerelle di legno attraversano quelle acque immote color smeraldo, dove cumuli di monete scintillanti sul fondo, lasciate nel corso dei secoli dai visitatori insieme a preghiere, ricordano il tesoro perduto di un drago.

Questi sono solo piccoli stagni formati dall’acqua piovana filtrata attraverso la roccia sovrastante; i laghi più estesi invece si trovano molto più in profondità.

Lì l’aria è umida e sà di sale marino, ed è presente un lago talmente vasto che la riva opposta si scorge con difficoltà.

Qualche anno fa, alcuni windsurfer hanno gareggiato su questo lago ed è stato incredibile vedere le loro vele sfrecciare in quella caverna usando dei ventilatori giganti per simulare il vento.

Viene da chiedersi perché i minatori hanno realizzato dei tunnel così particolari?

Probabilmente perché dopo aver trascorso le loro intere esistenze lì sotto, hanno cercato di lasciarsi dietro qualche testimonianza del loro passaggio, una sorta di eredità per coloro che avrebbero preso il loro posto.

E così, oltre alle sculture e alle decorazioni, alcune camere si sono trasformate in vere e proprie opere d’arte, complice anche il lento lavorio della natura.

Il sale disciolto e successivamente solidificatosi in alcuni punti ricopre il pavimento di croste bianche, dando all’ambiente l’aspetto di un paesaggio innevato.

Le pareti sono coperte da patine ghiacciate di brina, e lunghe e fragili stalattiti di cristallo pendono dai soffitti.

Visitare questo posto non può che essere un’esperienza sconvolgente.

 

Foto cappella di Santa Kinga di  EwelinaSow sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Poland

Foto galleria vecchia miniera di Chepry sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic

Foto Ultima Cena  di Jacek Halicki sotto licenza  Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Foto in evidenza  sotto licenza  GNU Free Documentation License

Foto stalattiti di sale  di Rocker1984 sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic and 1.0 Generic

Foto disegno miniera sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International