Credete che la vostra mente sia inviolabile? Pensate che i vostri pensieri vi appartengano? Ebbene dovete ricredervi!

In questo preciso momento, un’intera legione di soggetti al soldo di potenti multinazionali, sta sondando la mente di ciascuno di voi alla ricerca di informazioni sui vostri gusti, le vostre sensazioni,, le vostre tendenze politiche, i vostri propositi per il futuro.

In un certo senso ormai le microspie sono obsolete, possono anche andare in pensione, in quanto i servizi segreti hanno abbattuto tutte le barriere della privacy utilizzando semplicemente i poteri della mente. Le persone di cui parlavamo sopra non si limitano a penetrare nella vostra intimità, ma cercano anche di condizionarvi ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Certo il condizionamento è tanto più forte quanto più elevata è la vostra posizione e responsabilità all’interno della società (se siete un capo di stato o il manager di una grande industria le “pressioni” saranno maggiori), ma anche se il vostro ruolo non è determinante politicamente il condizionamento esiste e su vasta scala.

Vi sembra uno scenario inverosimile?

Non lo è, e non si verifica solo nella fervida fantasia degli scrittori di fantascienza; è in atto una vera e propria “guerra mentale”. Persino i militari si sono dimostrati interessati a questa cosa, anche se qui entriamo in un campo in cui comincia a essere davvero difficile separare la realtà dalla fantasia. Fin dal 1974 i due principali servizi di intelligence americani (CIA e DIA) concepirono e finanziarono quello che fu battezzato Progetto Stargate. Fu reso operativo nei primi anni ottanta e col passare del tempo fu abbandonato, ma la sua esistenza e il vero scopo del progetto vennero prepotentemente alla ribalta sul finire del 1995 a seguito delle dichiarazioni di David Morehouse, un ex militare e sensitivo coinvolto nel progetto dal 1989 al 1991. Per due anni il militare avrebbe fatto parte di uno staff di otto soggetti (quattro uomini e quattro donne) sottoposti a un tirocinio e partecipanti poi a diverse missioni psichiche.

Morehouse era stato giudicato idoneo a far parte dello Stargate dopo aver affrontato un anno di esami psicologici nel corso dei quali avrebbe dato prova di possedere facoltà telepatiche. Poi cominciò l’addestramento che lo portò ad essere una vera e propria psico spia. In principio il loro compito era quello di descrivere ciò che vedevano; poi ai soggetti più promettenti, gli addestratori affidavano missioni più delicate, come l’individuazione di bersagli nemici. Morehouse sarebbe poi uscito volontariamente dal progetto per questioni morali. Poco dopo comunque, il governo americano tirando un pò le somme scoprì che il risultato del Progetto Stargate era piuttosto deludente e decise quindi di chiudere il tutto. Le psico spie sarebbero state usate in più di cinquecento casi, ma solo in dieci occasioni si può dire che abbiano “centrato il bersaglio”.

In questo contesto non va certo dimenticato l’ambito medico. Lo studio fisico del cervello e la tecnologia per modificare il comportamento attraverso la psicochirurgia si stanno sviluppando da più di un secolo. Da decenni ognuno di noi può informarsi, discutere, applaudire o opporsi a tutto questo. Non è neanche mancata la pubblicità. Le ricerche di neurobiologia sono abbastanza spettacolari da trovare spazio sui rotocalchi. Ma il pubblico non le ha mai prese sul serio. Si sono fatti per anni tanti discorsi sinistri e frivole congetture che hanno portato la gente a ritenere che il “controllo della mente” sia ancora un problema di un lontano futuro; sono cioè cose che potrebbero accadere un giorno, ma non presto, e comunque non in modo da influire sulle nostre vite. Ma lo ribadiamo: non è così. Gli scienziati che si occupano di queste ricerche hanno già fatto notare in pubblici dibattiti che le cose sopra citate possono già farle; possono già controllare il comportamento.

Ma chi dovrà decidere ciò che bisogna fare? Se non ci si sbriga a rispondere a questa domanda lo decideranno gli stessi scienziati, anche per conto nostro. E allora sarà troppo tardi. Molti pensano oggi di vivere in un mondo predeterminato, che segue un suo corso immutabile e prestabilito. Le decisioni passate ci hanno lasciato in eredità l’inquinamento, la spersonalizzazione e il disfacimento delle città; qualcuno ha preso decisioni per conto nostro e ora noi ne subiamo le conseguenze. Questo atteggiamento esprime un infantile e pericoloso rifiuto delle responsabilità e ciascuno di noi dovrebbe riconoscerlo per quello che è.