Nell’anno 1271, un diciasettenne veneziano di nome Marco Polo partì con il padre e lo zio per un viaggio alla volta dei palazzi del Kublai Kan in Cina.
Il viaggio sarebbe durato ventiquattro anni e avrebbe dato vita a numerose storie sulle terre esotiche che si estendevano a oriente del mondo conosciuto: storie meravigliose di deserti sconfinati e solitari, di fiumi ricchi di giada, di città brulicanti e tentacolari, di vaste flotte di navi, di pietre nere che bruciavano e moneta fatta di carta, di strani animali e piante bizzarre, di isole affollate di cannibali e sciamani religiosi, di lande remote popolate da idolatri nudi e streghe.
Nel 1295, dopo aver prestato servizio per diciassette anni alla corte del Kublai Kan, Marco tornò a Venezia; nel 1298 fu fatto prigioniero durante la battaglia navale di Curzola e rinchiuso nelle carceri di Genova.
Qui dettò la propria storia al letterato Rustichello da Pisa, che la raccolse in un testo scritto in francese antico, Le divisament dou Monde, (la descrizione del mondo), meglio noto come Il Milione.


L’opera si diffuse in tutta Europa. Lo stesso Cristoforo Colombo portò con sé una copia del libro di Marco nella sua traversata verso il Nuovo Mondo.
Tuttavia, riguardo al suo viaggio, esiste una parte che Marco si rifiutò di narrare e che è citata solo vagamente nell’opera.
Quando Marco Polo lasciò la Cina per far ritorno in Italia, il Kublai Kan reclutò i Polo per scortare una principessa mongola di nome Kocacin dal suo promesso sposo in Persia.
Per un’impresa tanto grandiosa, il Kan equipaggiò il gruppo di quattordici imponenti galee e di oltre seicento uomini. Tuttavia in Persia giunsero soltanto due navi con a bordo diciotto uomini.
Cosa successe veramente Marco Polo non lo disse mai.

Rustichello da Pisa lo accenna brevemente nella prefazione del celebre testo: una tragedia nelle isole dell’Asia sudorientale.
Ma cosa accadde veramente è un mistero che non è mai stato risolto.
Gran parte degli storici ipotizza che la flotta sia caduta vittima dei pirati o di qualche epidemia.

Tutto ciò che si sa per certo è che le navi di Marco andarono alla deriva per cinque mesi nell’arcipelago indonesiano, riuscendo ad allontanarsi soltanto con una piccola parte della flotta del Kan.
Ma perché nella sua opera Marco ha tralasciato un aspetto tanto drammatico del viaggio?
Vi sono delle dicerie, difficili da smentire, riguardo il rapporto amoroso di Marco con la principessa Kocacin, ed infatti il copricapo della principessa rimase in possesso dell’esploratore fino alla sua morte, che avvenne nel 1324.
Il corpo di Marco fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo a Venezia.
Poi alla fine del XVI secolo la chiesa venne sottoposta a restauro e le spoglie di Marco Polo andarono perdute.

Ancora oggi non si sa dove siano.
Voglio concludere questo post sulla vita del famoso esploratore veneziano con una piccola curiosità.
Sul letto di morte, quando a Marco fu chiesto di approfondire o smentire la propria storia, egli rispose cripticamente:

“Non ho raccontato neanche la metà di ciò che vidi”.

 

Foto dettaglio del Milione di bnf sotto licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication

Foto Marco Polo alla corte del Gran Khan di Tranquillo_da_cremona sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported