Esiste un documento ingiallito, delle dimensioni di un normale volume rilegato, che sembra un oggetto di poco conto e non certo il manoscritto più enigmatico del mondo.
Quando però si girano lentamente le pagine, il mistero si manifesta.
I fogli sono pieni di testo inintelligibile e decorati da grezze illustrazioni a colori di piante bizzarre che somigliano vagamente alla flora esistente, ma di cui sulla Terra non vi è traccia.
Altre immagini rappresentano donne nude col ventre rigonfio in modo innaturale che nuotano in un liquido verde.
I disegni non sono più elaborati di quelli di un bambino, ma questo non svilisce il loro fascino.
Stiamo parlando del manoscritto Voynich.
Quasi ogni pagina di questo manoscritto contiene disegni a soggetto botanico e scientifico, molti dei quali a pagina intera, dal carattere semplice ma vivace, a inchiostri di varie sfumature verdi, marroni, gialle, blu e rosse.

Il contenuto del manoscritto, basato sul tema principale dei disegni, è suddiviso in sei sezioni.
I dettagli di ogni sezione intensificano il senso di stranezza e di mistero di cui il manoscritto è pervaso.
La sezione botanica contiene disegni di centotredici specie botaniche sconosciute, corredati di testo.


La sezione astronomica e astrologica include venticinque strani diagrammi astrali.


Quella biologica contiene disegni in scala ridotta di figure femminili nude, per gran parte con addome prominente e fianchi sproporzionati, sommerse o galleggianti in fluidi, tubi o capsule intercomunicanti.

La sezione farmacologica presenta disegni di oltre un centinaio di erbe.


Le restanti due sezioni invece sono composte di testo continuo e di un foglio illustrato grande sei pagine ripiegate.


La singolarità dell’intero volume è palpabile, ma ora proviamo a descriverne un pò la storia.
Il manoscritto ha iniziato a esercitare il suo fascino sull’umanità nel 1912, quando il mercante di libri Wilfrid Voynich si era imbattuto nel misterioso volume di centotrentaquattro pagine a Villa Mondragone, un collegio gesuita nei pressi di Frascati.


Ripiegata nel manoscritto c’era una lettera datata 1666 del rettore dell’università di Praga che chiedeva ad un celebre studioso di provare a decifrare il testo.

Stando a quella missiva, l’imperatore Rodolfo II di Boemia aveva acquistato il manoscritto per seicento ducati d’oro.


La prima pagina del volume porta una firma sbiadita: Jacobi a Tepenece.
Documenti storici certificano che Jacobus Horcicky aveva avuto poveri natali ed era stato perciò cresciuto dai gesuiti, divenendo alla fine un ricco medico e alchimista alla corte di Rodolfo II, tanto da ricevere il titolo nobiliare di de Tepenec nel 1608, dopo aver salvato la vita dell’imperatore da una grave malattia.

Il suo ruolo nella storia del manoscritto però non è così chiaro.

Alcuni sostengono che l’imperatore glielo avesse affidato affinché lo decifrasse, altri che dopo la morte del sovrano nel 1612, il manoscritto fosse stato trafugato insieme con altri tesori del museo imperiale e fosse finito nelle mani di Horcicky.
Comunque sia andata, il volume approdò al collegio gesuita dove Voynich lo riportò alla luce.
Molti ritengono che le sue origini siano italiane e che in seguito fosse stato rubato da una delle biblioteche gesuite e venduto all’imperatore Rodolfo.

Alla fine era stato reclamato dalla Compagnia di Gesù per poi ricadere nell’oblio sotto uno strato di polvere e il suo significato nuovamente dimenticato.
Come abbiamo già detto le illustrazioni del manoscritto sono molto stravaganti, ma fu il testo a intrigare maggiormente Voynich e gli innumerevoli altri che tentarono di decifrarlo.
I caratteri hanno un’aria ingannevolmente familiare; alcuni somigliano alle lettere romane, ai numeri arabi e alle abbreviazioni latine.

Elaborati caratteri fasulli adornano l’inizio di molti righi, mentre alla fine di numerose parole si trova una voluta enigmatica a forma di nove.
Quando Voynich portò il manoscritto negli Stati Uniti, invitò i crittografi a tentare la fortuna.
Negli anni 70 e 80 anche i migliori crittografi della NSA ci hanno lavorato sopra, ma neppure loro sono riusciti a risolvere l’enigma.
Secondo alcuni non è altro che una mistificazione, ma lo schema dei caratteri impiegati in tutto il testo è così complesso e coerente da rendere un’eventuale contraffazione altrettanto straordinaria e misteriosa.

Difficilmente può trattarsi della scrittura casuale di un malato di mente o un falso.
I ricercatori si sono anche resi conto che il testo si legge da sinistra verso destra e impiega dai ventitré ai trenta singoli caratteri. L’intero manoscritto contiene circa 234000 caratteri e 40000 parole, con un lessico di circa 8200 lemmi.
Ma a dispetto di tutte le analisi, nessuno si è ancora avvicinato a capire cosa dice il manoscritto, chi lo ha scritto, e perché.
Il significato del documento rimane ancora ostinatamente oscuro.

 

Foto immagine lettere manoscrito Voynich  di VonHaarberg sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International