Con i sempre più forti venti di guerra che soffiano oggigiorno, ci troviamo spesso a riflettere su quale siano i “killer” più spietati creati dall’uomo. Quindi, quali sono le sostanze tossiche più letali che si conoscono? Sostanzialmente possiamo ridurle a tre:

  • il plutonio
  • la diossina
  • il gas nervino

Il plutonio, praticamente assente in natura, si ottiene soltanto attraverso reazioni nucleari (bombardando l’uranio con neutroni) ed è la sostanza più pericolosa del pianeta.  È talmente tossico e radioattivo che basta inalarne meno di un milionesimo di grammo per sviluppare un cancro al polmone.

La sua radioattività è praticamente eterna sulla scala temporale umana: impiega 24 mila anni per dimezzare. Nonostante si siano investite quantità enormi di denaro per mettere in sicurezza questa velenosa eredità, non si è ancora trovata una soluzione e difficilmente la si troverà.

Diossina è il nome comune di una sostanza tossica, formata da cloro, carbonio, idrogeno e ossigeno. Insolubile in acqua, è resistente alle alte temperature e si decompone grazie alle radiazioni ultraviolette in un processo che può durare centinaia di anni. Le diossine, al contrario del plutonio, non sono sostanze prodotte volontariamente. Per lo più derivano infatti da processi naturali di combustione (come gli incendi di foreste o le emissioni di gas dei vulcani) oppure da specifiche attività umane quali l’incenerimento di rifiuti o i processi di produzione industriale.

La diossina, in alte dosi, provoca cloracne, una malattia della pelle con pustole su tutto il corpo.

Il gas nervino è un intruglio diabolico, impiegato a uso bellico, creato anni fa da scienziati militari e che può uccidere pochi secondi dopo essere entrato a contatto con la pelle. Inizialmente sembrava l’arma ideale in caso di guerra chimica. La sostanza, non appena toccava qualcosa, vi aderiva senza staccarsi più. Ma le sue proprietà erano e sono troppo instabili, finendo per essere non meno pericolose per le truppe amiche (anche se equipaggiate di maschere antigas e indumenti protettivi) che per il nemico. Fu così che i militari “rinunciarono” al progetto. Sfortunatamente, anche con le più recenti tecnologie di contenimento e decontaminazione, siamo quasi impotenti ad arginarne la diffusione visto le particolari caratteristiche del gas nervino e il modo speciale con cui si combina con altre sostanze. Vedere gli effetti del gas nervino su un essere umano non è certo un bello spettacolo. Le vittime affogano letteralmente nel loro stesso sangue, perché le membrane degli organi interni scoppiano. Il sangue fuoriesce a cascata da ogni orifizio del corpo e i cadaveri diventano neri come tizzoni spenti.

La differenza tra questo tipo di armi e quelle classiche si basa sulla distinzione tra arma “convenzionale” e di “distruzione di massa”. La seconda categoria comprende: “le armi atomiche esplosive, le armi costituite da materiale radioattivo, le armi chimiche e biologiche letali e qualsiasi altra arma che in futuro dimostrerà di possedere la capacità di produrre effetti distruttivi paragonabili a quelli di una bomba atomica”. Questo tipo di armi sono percepite, sia in ambiente militare che pubblico, come più crudeli, sleali e minacciose di quelle convenzionali. Sono armi psicologiche oltre che di distruzione; oltre al veleno infatti può essere efficace anche la sola minaccia. La percezione del rischio bioterroristico oggi è aumentata a tal punto che non ci si chiede più se questo sia reale, ma quando ci sarà il prossimo attacco. Il pericolo sembra dietro l’angolo, anche comuni cittadini con qualche nozione di biologia possono acquistare illegalmente gli agenti patogeni o addirittura produrli in proprio in un laboratorio improvvisato in garage. Fortunatamente per noi, per ora,  non è così facile.