Negli ultimi decenni del 1800, fa la sua apparizione l’uomo che si può identificare come la “bandiera” dei serial killer: Jack the Ripper, o come lo conosciamo noi in Italia, Jack lo squartatore.

Jack si può considerare il ponte tra l’era delle voci e delle leggende e l’era moderna.

Con soli cinque delitti riuscì ad imprimere per sempre il suo nome nell’immaginario collettivo, diventando una figura simbolica, al pari di Babbo Natale, anche se sicuramente più crudele.

Nel 1880 la regina Vittoria regnava sui vasti domini di un’Inghilterra che sembrava invincibile.

Ma quell’anno, proprio nel cuore del suo regno, a Londra, fece la sua comparsa un individuo che mise in grave imbarazzo la Corona.

Il suo debutto avvenne nell’Est End, una zona della città che racchiudeva in sé la peggior feccia inglese.

Il quartiere era un insieme di miserabili tuguri, stretti l’un l’altri fra le sudice, puzzolenti minuscole vie; tra di esse si aggiravano prostitute, ubriaconi e straccioni.

Questo divenne il reame del mostro di Whitechapel.

La prima delle sue vittime fu una prostituta di nome Mary Ann Nicholls; a 42 anni non doveva certo essere una bellezza, ma il mostro non era interessato a tutto il suo corpo. Lui voleva solo la sua gola, che le tagliò di netto nella notte tra il 30 ed il 31 agosto 1888.

Puntuale, dopo una settimana, l’omicida riapparve; ancora una vecchia prostituta (Annie Chapman di 47 anni) con una tisi polmonare allo stadio terminale.

Annie “la Bruna” fu ritrovata completamente sventrata, con i suoi pochi averi ordinatamente riposti ai suoi piedi.

Le perizie legali stabilirono che doveva trattarsi di un mancino e che doveva intendersi d’anatomia, vista la precisione dei tagli.

Dopo il secondo delitto la paura iniziò a dilagare.

Il nome Jack se lo diede da solo, in una lettera arrivata il 29 settembre alla Central News Agency, nella quale si vantava di non essere stato ancora arrestato, si autocomplimentava per il suo lavoro, e prometteva di riprendere presto, spedendo l’orecchio della prossima vittima alla polizia.

Dopo aver augurato buona fortuna, si firmò: “Yours truly, JACK THE RIPPER”.

Quasi sicuramente Jack non era il suo nome, nella lingua inglese infatti Jack sta ad indicare, fra le altre cose, il tizio qualunque, l’uomo medio.

Alla fine del mese Jack si rifece vivo, questa volta doppiamente: Liz Stride (detta la Lungagnona) e Kate Eddowes si fecero compagnia nella morte.

La prima fu trovata col sangue che ancora le sgorgava dalla gola, mentre i resti maciullati della seconda giacevano a pochi metri di distanza; da essi partiva una scia di sangue che arrivava ad una porta sulla quale c’era scarabocchiata col gesso la frase “The Juwes are not the men to be blamed for nothing”, cioè “Gli ebrei non sono uomini da farsi biasimare per niente”.

Qualunque fosse il significato della frase, non ci si indagò sopra, stranamente infatti Charles Warren, il capo della polizia, ordinò di cancellarla per non creare problemi religiosi; faccenda alquanto strana se si pensa che agì fuori dalla sua giurisdizione.

Poche ore dopo arrivò alla polizia una lettera che faceva riferimento ai fatti della notte, in cui Jack ribadiva che non stava scherzando e si scusava per non aver potuto inviare l’orecchio promesso a causa dei contrattempi incontrati, fra cui le urla della prima vittima che lo avevano costretto ad affrettarsi.

Dopo aver ringraziato per la gentile attenzione, si rifirmava col suo ormai famoso pseudonimo.

Pochi giorni dopo fu recapitato sulla scrivania di George Lusk, presidente della commissione di vigilanza di Whitechapel, un pacco contenente una sgradevole sorpresa: un rene appartenuto precedentemente a Kate Eddows.

Il luogo di spedizione era: “FROM HELL”.

In un messaggio che accompagnava il tutto, Jack spiegava che questo pezzo di rene lo aveva conservato per Lusk, e che avrebbe inviato anche il coltello insanguinato, che era servito per estrarlo, ma dovevano aspettare un po.

Concludeva lanciando una sfida sul suo arresto.

L’ultima vittima che entrò nella storia, anche se sicuramente avrebbe preferito farne a meno, fu Mary Kelly, ritrovata morta col corpo straziato nella sua stanza dove riceveva i clienti.

Mary Kelly fu l’unica che non fu uccisa in prossimità dell’Est End di Londra. Tutto ciò avvenne il 9 novembre e da allora nessuno sentì più parlare di Jack.

Le voci sulla sua identità cominciarono presto ad aumentare in maniera incontrollata; ma vediamo chi furono i principali sospettati all’epoca:

-Julie la squartatrice, un’ostetrica pazza che potrebbe aver agito usando tecniche atte all’aborto. A parte la stranezza della cosa, contro questa tesi c’è il fatto che non si sono mai registrati casi di omicidi con sadiche mutilazioni da parte di una donna.

 

-Montague John Druitt, un avvocato fallito il cui cugino aveva il suo studio medico a soli dieci minuti di cammino dal più distante dei luoghi dei delitti. La pazzia già girava in quella famiglia ed aveva colpito la madre. Druitt non fu mai arrestato, perché scomparve poco dopo l’ultima morte e riapparve solo quando fu ripescato, ormai cadavere, nel Tamigi, il 31 dicembre 1888.

 

-Severin Losowski, un immigrato polacco che cambiò il suo nome in George Chapman dopo il suo arrivo a Londra. Già incriminato per aver avvelenato la moglie, Chapman fu il capro espiatorio su cui si gettò Frederick Abberville, allora incaricato delle indagini. Accusato di essere Jack, fu più tardi scagionato; è difficile che un assassino cambi così velocemente modo di uccidere, ed è improbabile che l’avvelenatore George fosse lo squartatore Jack.

-Dr. Roslyn D’Onston Stephenson, un mago che fu incriminato secondo una teoria che vedeva gli omicidi come parte di un rito o iniziazione segreta; le cinque morti avrebbero potuto essere le cinque punte del pentacolo, simbolo magico che serve ad incanalare il potere. Stephenson è scomparso da qualche parte nel 1904.

 

-Principe Albert Victor, duca di Clarence. La corona inglese all’epoca aveva a che fare con scandali ben maggiori dell’allontanamento dalla casa reale di Henry e Meghan. La supposizione è che il principe, nipote della regina Vittoria, fosse implicato più o meno direttamente con gli omicidi. Altre persone facenti parte del “complotto” sarebbero Sir William Gull (il medico di corte), Walter Sickert (un artista) e John Netley (un cocchiere di corte). Gli omicidi sarebbero stati commessi per prevenire fughe di notizie ed indiscrezioni su un figlio illegittimo del principe, e per evitare futuri ricatti. Non si capisce però, perché furono uccise  cinque donne, in modo così violento, quando in teoria solo una era da eliminare e si era pure a conoscenza della sua identità.

Un’altra persona connessa col principe era James Kenneth Stephen, suo tutore a Cambridge. I sospetti su di lui sono dovuti al fatto che era omosessuale, e fu supposto che la sua “deviazione” fosse degenerata in un odio patologico contro le donne. Se la causa fosse questa però, non si capisce perché si limitò solo alle cinque nell’Est End.

 

-Dr. Thomas Neil Cream, un serial killer già conosciuto per altri delitti un po in tutto il mondo. L’unica cosa che lo mette fra i sospetti è che quando fu impiccato, insieme all’ultimo respiro esalò: “Io sono Jack…”. Peccato che durante i delitti lui fosse in prigione in America.

 

Chi fosse veramente lo squartatore ormai non ha più importanza, perché Jack rimarrà comunque vivo nella fantasia della gente; ormai al suo nome sono stati dedicati decine di film, scritti pile di libri e di fumetti, organizzati studi e seminari, creati addirittura fan-club.

Per non parlare di tutta la progenie di emuli, reali o fantastici, che ha generato.

Una cosa è certa, guardandoci indietro non possiamo certo non ammettere che Jack sia stato un precursore.