Qual’è l’animale più letale del pianeta?

Facciamo due conti.

Gli squali ammazzano circa sei persone l’anno, i leoni ventidue.

Sorprendentemente, le cariche degli elefanti causano cinquecento vittime annue, la metà di quelle provocate dai morsi dei serpenti.

Noi esseri umani, ovviamente, superiamo di gran lunga queste cifre, massacrando quattrocentomila nostri simili ogni anno.

Ma il vero killer del regno animale è molto più piccolo e letale, poiché si tratta dell’umile zanzara.

In quanto vettori di numerose malattie (malaria, febbre gialla, il virus del Nilo occidentale, e ultimamente anche la zika), queste sanguisughe alate sono da sole responsabili di oltre un milione di morti l’anno.

Di fatto, la loro puntura è la principale causa di morte dei bambini sotto i cinque anni.

Altre bestioline competono con le zanzare per questo primato mortale.

La mosca tse-tse causa circa diecimila morti l’anno.

I reduvidi, non a caso chiamati anche insetti assassini, fanno leggermente meglio, con dodicimila vittime annue.

A conti fatti, ogni anno gli insetti uccidono una persona su sessanta.

Queste cifre sono importanti perché servono a ricordarci che questa non è l’Era dell’Uomo, quanto piuttosto l’Era degli Insetti.

Ed è così da più di quattrocento milioni di anni.

Gli esseri umani sono presenti su questo pianeta da appena trecentomila anni, gli insetti da eoni prima dei dinosauri, e oggi si ipotizza addirittura che abbiano svolto un ruolo importante nella loro estinzione.

Come?

Dall’analisi dei reperti fossili risalenti alla fine del Cretaceo, gli studiosi hanno scoperto che, pungendo i dinosauri ormai debilitati dai cambiamenti climatici, questi piccoli predatori alati ne abbiano accelerato la morte trasmettendo loro diverse malattie.

Gli insetti hanno approfittato di quel particolare momento della preistoria per sbarazzarsi dei loro principali rivali, riappropiandosi delle piante e dei fiori che ricoprivano il pianeta.

E questo, ovviamente fa sorgere una domanda a proposito dei loro nuovi rivali che si contendono le sempre più esigue risorse naturali della Terra.

Siamo forse noi il loro prossimo obiettivo?