L’Hypnerotomachia Poliphili è uno degli incunaboli più preziosi e più oscuri del mondo occidentale.

Gli studiosi ancora discutono sull’identità e sulle finalità di Francesco Colonna, l’enigmatico autore del libro.

L’Hypnerotomachia Poliphili, che in latino significa “Sogno della lotta d’amore di Polifilo”, fu pubblicata attorno al 1499 dallo stampatore veneziano Aldo Manuzio.

Si tratta sostanzialmente di un’enciclopedia in forma di romanzo, una dissertazione su tutto lo scibile, dall’architettura alla zoologia, scritta in uno stile che anche una tartaruga considererebbe lento.

Benché Manuzio fosse il più insigne stampatore dell’epoca, l’Hypnerotomachia non è un grande libro, è un intrico di trame i cui personaggi hanno come unico legame il protagonista, una figura allegorica di nome Polifilo.

Il contenuto è semplice: Polifilo fa un sogno in cui cerca la donna amata.

Ma il modo in cui la storia viene raccontata è così complesso che persino la maggior parte degli studiosi del Rinascimento, considera l’Hypnerotomachia noiosa e di una difficoltà assurda.

Nonostante tutto, questo libro ha qualcosa di speciale.

E’ l’ultimo grande mistero del rinascimento, e nessuno ne ha ancora trovato la soluzione.

Tanto per cominciare passarono decenni dalla pubblicazione del libro prima che qualcuno si rendesse conto che c’era un mistero da risolvere.

Fin quando uno studioso fece una scoperta.

Scrivendo in sequenza le prime lettere di ciascun capitolo dell’Hypnerotomachia si ottiene un acrostico in latino: Poliam Frater Franciscus Columna Peramavit, che significa “Frate Francesco Colonna ha amato Polia appassionatamente”.

Dal momento che Polia era il nome della donna cercata da Polifilo, gli studiosi cominciarono a domandarsi chi fosse in realtà l’autore del libro, cosa che nemmeno lo stampatore Aldo Manuzio seppe mai.

Ma dopo la scoperta dell’acrostico, tutti ritennero che l’autore fosse un frate italiano di nome Francesco Colonna.

Anche se in alcuni ricercatori, si è fatta strada l’idea che l’acrostico rappresenti solo un’allusione ai segreti nascosti nel libro.

Gli studi sull’Hypnerotomachia oggi sembrano essere giunti a un punto morto, anche perché tutti fissandosi sui particolari hanno perso di vista il problema generale.

Il libro è troppo ostico per poter essere compreso sulla base di elementi interni; forse la strada migliore sarebbe reperire documenti che alludano all’identità dell’autore e alle ragioni che l’hanno spinto a scrivere il libro stesso.

Chi era quindi Francesco Colonna?

La maggior parte degli studiosi ritiene fosse un monaco del convento veneziano dei Santi Giovanni e Paolo.

Però il monastero veneziano dove Francesco sarebbe vissuto era un luogo impensabile per un autore/filosofo, poiché era molto spesso un baillame di musica chiassosa, ubriachezza e volgari avventure sessuali.

Quando papa Clemente VII tentò di mettere un freno ai frati del monastero, questi risposero che avrebbero preferito diventare luterani, piuttosto che accettare la disciplina.

Pur tenendo conto dell’ambiente in cui visse, la biografia del monaco sembra una fedina penale.

Nel 1477 Francesco fu scacciato dal monastero per violazioni che non vengono menzionate.

Quattro anni dopo lo ritroviamo a Venezia, solo per commettere un’altra colpa per la quale fu sul punto di essere allontanato dall’ordine.

Nel 1516 subì un processo per stupro e venne esiliato a vita.

Imperterrito, ritornò al monastero da cui venne nuovamente scacciato, questa volta per uno scandalo in cui era coinvolto un gioielliere.

La morte lo colse nel 1527.

Il veneziano Francesco Colonna, frate domenicano accusato di furto e reo confesso di stupro, aveva 93 anni.

Esiste però un altro Francesco Colonna, rampollo della nobiltà romana.

Il Francesco Colonna romano, a differenza di quello veneziano, sembra essere il prototipo dello studioso.

Apparteneva ad una potente e nobile famiglia che l’aveva cresciuto nella migliore società europea, e affidato la sua educazione agli intellettuali più insigni del Rinascimento.

Lo zio di Francesco, Prospero Colonna, fu non soltanto venerato mecenate delle arti e cardinale della Chiesa di Roma, ma umanista di tale fama da essere considerato il probabile ispiratore di Prospero, il personaggio della Tempesta shakespeariana.

Questo era l’ambiente sociale e culturale, che rendeva possibile la composizione di un libro complesso come l’Hypnerotomachia da parte di un solo autore, il quale disponeva certamente delle relazioni necessarie perché il suo testo venisse pubblicato da una delle principali stamperie del tempo.

Ciò che non sembra lasciare adito a dubbi, è che questo Francesco di sangue blu era stato membro dell’Accademia Romana, una confraternita di uomini dediti agli ideali pagani dell’antica Repubblica romana, ideali esaltati con tanta ammirazione nell’Hypnerotomachia.

L’appartenenza all’Accademia spiegherebbe anche perché il Colonna nell’acrostico facesse precedere il proprio nome da “Fra”, il titolo di Fratello, che altri studiosi avrebbero potuto fraintendere scambiando l’autore per un monaco, mentre in realtà era l’appellativo comune con cui ci si rivolgeva ai membri dell’Accademia.

Ma nonostante tutto, come abbiamo già detto sopra, ancora oggi le argomentazioni a favore del Colonna veneziano rimangono quelle più accreditate.