Al confine tra gli Stati Uniti e il Messico esistono ottantamila ettari di deserto, rocce e scarpate: il deserto di Sonora.

Al suo interno si aprono duecentocinquanta chilometri quadrati di gole, burroni e imponenti pareti di arenaria. Gli Yavapai, tribù locale, chiamano quest’area Ingaya Hala, o Luna Nera, anche se in passato era anche conosciuta come Terra degli Incubi, un nome appropriato considerato quanto sia facile perdersi, per non parlare delle improvvise inondazioni e frane degli infidi dirupi. Attorno a questo posto però, si concentrano anche strane energie terrestri, conosciute come i vortici di Sedona, che fanno sì che lì fuori succedano cose strane, anche se in molti le liquidano senza troppe cerimonie come sciocchezze mistiche. Ma andiamo con ordine.

Che cosa sono i vortici di Sedona?

Spesso davanti ad ammassi di alte rocce presenti in questi luoghi, le persone avvertono strane sensazioni mai provate prima come un forte calore improvviso, giramenti di testa o l’accapponarsi della pelle sulle braccia. Scientificamente non dovremmo credere a queste misteriose energie terrestri; di certo non al fatto che siano concentrate nei siti dei vortici di Sedona, come ad esempio Airport Mesa, Bell Rock o il Boynton Canyon.

Eppure, è difficile ignorare la miriade di resoconti di strane esperienze vissute in questi siti. Formicolio alle mani, ronzio alla testa, aumento documentato della temperatura corporea. Proprio per questo motivo si è deciso di studiare questi fenomeni e scoprire se ci sia qualche fondamento scientifico alla base delle varie testimonianze. Alcuni sono giunti alla conclusione che si tratta di reazioni di natura psicosomatica: vuoi crederci, dunque avverti i fenomeni di cui sopra. Questo è senz’altro possibile, ma non spiega perché queste reazioni sono state accusate anche da diversi scettici. Forse bisogna avere una particolare sensibilità, o essere emotivamente vulnerabili. Oltre agli effetti fisici, molti sperimentano un’alterazione dello stato di coscienza. E’ dunque sempre consigliabile avvicinarsi ad un vortice con mente serena, perché le sue energie potrebbero amplificare le emozioni negative (rabbia, ansia, depressione), al punto di imprigionarti in un sogno lucido. Uno stato ipnagogico, la fase di transizione tra il sonno e la veglia, spesso accompagnata da una strana sensazione di paralisi. Una sensazione questa, che molti sostengono di aver provato ai siti dei vortici. Un’impossibilità di muoversi, come se fossero intrappolati in uno stato onirico.

Ma tentiamo ora di trovare una spiegazione scientifica a queste “leggende locali” attraverso lo studio della geologia della regione. L’alto deserto di Sonora è caratterizzato da una particolare conformazione tettonica, con decine di faglie che attraversano tutta l’area, incrociandosi tra loro. Abbiamo strati di calcare sovrapposti a strati di basalto, che a loro volta poggiano su strati di arenaria formatasi in seguito al prosciugamento di antichi oceani. I canyon e le imponenti vette di Sedona sono la conseguenza delle differenti velocità di erosione di questi strati di rocce sedimentarie.

Da un punto di vista della composizione, le rocce prendono il loro caratteristico colore rosso ruggine dall’ossido di ferro che contengono. Inoltre, il suolo è ricco di cristalli vulcanici, che forze titaniche hanno plasmato in ogni sorta di pietre preziose. Turchesi, malachiti, ametiste, topazi, granati e persino diamanti.

Altrove, vene labirintiche di magnete naturale fanno impazzire le bussole. Questo posto è unico al mondo, motivo per cui solo qui e in un paio di aree del Messico è possibile trovare depositi di agata di fuoco.

Le agate di fuoco si sono formate durante il periodo più caldo del vulcanismo locale, nel Terziario, quando strati di silicio e di ossido di ferro sono stati compressi e trasformati in roccia. E’ questa alternanza di strati della microstruttura della gemma a diffrangere la luce fino a donarle il suo caratteristico aspetto fiammeggiante. Tali pietre erano tenute in gran conto dalle tribù locali per il loro potere calmante. Si credeva che bastasse fissare la sua luminescenza madreperlacea perché la gemma lenisse la rabbia, alleviasse la tensione e donasse un senso di pace interiore.

La domanda che dobbiamo porci a questo punto è: e se le pietre come l’agata di fuoco che si trovano in questo posto, a differenza di altri, non fossero semplici pietre ma cristalli temporali?

Detto così sembra tutto assurdo, ma forse non lo è. Nel 2012, un fisico del MIT e premio Nobel, Frank Wilczek, ha presentato una teoria un pò particolare.

Aveva notato che molti cristalli si formano ripetendo lo stesso schema di cristallizzazione, come avviene per esempio nel sale da tavola o nella formazione dei fiocchi di neve. Si tratta di una ripetizione strutturale in tre dimensioni. Lui, invece, ha ipotizzato la possibilità di una ripetizione che prevede una quarta dimensione, vale a dire il tempo.

Che cosa significa tutto questo?

Il fisico del MIT ha teorizzato un cristallo con una struttura atomica in grado di ruotare ripetutamente su se stessa (un tic a sinistra, un tac a destra), scandendo così il tempo all’infinito. E’ possibile che la struttura atomica si muova in maniera autonoma, perché gli elettroni si muovono in un flusso ininterrotto attraverso un circuito chiuso, come una sorta di macchina a moto perpetuo. O forse ruota per via dell’influenza esterna di una forza elettromagnetica. Inizialmente molti pensarono a questa teoria come un’assurdità, ma poi i cristalli temporali sono stati creati con successo in diversi laboratori, inclusi quelli di Harvard e Yale, seguendo una formula elaborata da Norman Yao della University of California. Anche l’esercito li sta studiando come mezzo per rendere gli orologi atomici ancora più precisi. Facciamo ora un passo indietro e torniamo all’agata di fuoco. Come abbiamo già accennato al suo interno è presente dell’ossido di ferro, meglio noto come magnetite. Solitamente gli atomi di ferro nella magnetite hanno un allineamento fisso, danno vita cioè a un polo positivo e a uno negativo, come accade in qualsiasi magnete. Ciò non toglie che alla stregua di tutto quello che abbiamo detto possano esistere particolari esemplari in cui gli atomi sono sospesi in una struttura microcristallina ottaedrica, in grado di ruotare in presenza di un impulso elettromagnetico. La magnetite però va ricordato che non esiste soltanto nelle rocce, ma anche nei sistemi biologici. Si ritiene che siano le particelle di magnetite presenti nel cervello degli uccelli migratori a consentire loro di coprire enormi distanze sintonizzandosi col campo magnetico terrestre.

E la magnetite non si trova solo negli uccelli, ma anche nei nostri cervelli. Si può riscontrare nei lobi frontale, occipitale, parietale e temporale, ovvero nelle aree in cui elaboriamo gli stimoli esterni, trasformando gli impulsi elettrici provenienti dai nostri nervi sensoriali in tutto ciò che vediamo, proviamo, sentiamo e annusiamo. Anche i nostri tronchi encefalici e i gangli basali, le regioni che controllano le nostre emozioni più basilari, abbondano di particelle di magnetite.

E’ possibile quindi ipotizzare che in presenza dei vortici di Sedona, le particelle magnetiche presenti nel nostro cervello impazziscano, facendoci sentire, vedere e provare cose strane, o provocare un corto circuito tale da paralizzarlo momentaneamente e  intrappolarlo in uno stato ipnagogico. Insomma, i vortici de Sedona uniti ai cristalli temporali potrebbero aver dato vita ad una sorta di circolo virtuoso paleomagnetico, alimentandosi l’un l’altro. Ma allora perché alcune persone sono più sensibili ai vortici di quest’area? Forse perché i loro cervelli contengono più particelle di magnetite, e dunque riescono a sintonizzarsi meglio con le forze che emanano dalla Terra. O forse potrebbe essere solo un delirio provocato dal sole.

 

Foto deserto di Sonora di Tomascastelazo sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Foto panoramica vortici di Sedona di Liusheng79 sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Foto agata di fuoco di Maricopa Mining LLC sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Foto rappresentazione processo cristallo temporale di Daniel Schwen sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Foto Frank Wilczek sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic