I Beati Paoli costituiscono uno dei temi folcloristici più diffusi e presenti nella cultura popolare siciliana, specialmente a Palermo e nei territori circostanti.

Si tratta sostanzialmente di una setta tenebrosa di giustizieri che puniscono i potenti per difendere e tutelare i deboli.

Ma i Beati Paoli forse, non sono solo leggenda; vi sono infatti documenti che attestano il loro operato tra il XVI ed il XVIII secolo, soprattutto, come abbiamo già detto, a Palermo dov’erano in voga gli sgherri ed i sicari dei baroni.

A quanto pare, i Beati Paoli si opposero alla potenza baronale diventando una sorta di giustizieri che sopperivano alla debolezza dell’allora governo.

Le loro riunioni avvenivano di notte, il segnale era il rintocco della mezzanotte; inizialmente in una casa che faceva loro da vero e proprio quartier generale, sino a quando, divenuti più forti ma anche più perseguitati, adoperarono i sotterranei e le cripte della città palermitana.

Il sottosuolo di Palermo, simile ad un intricato labirinto di cunicoli, stanze e corridoi, si prestava perfettamente ai loro fini.

I Beati Paoli avevano informatori ovunque e ne raccoglievano le informazioni nella cassetta delle elemosine posta dinanzi alla statua di S. Paolo nel Duomo di Palermo.

Quando venivano a conoscenza di un torto subito da un debole o da un oppresso, facevano in modo che il prepotente venisse informato in modo tale da smettere immediatamente la persecuzione.

Se ciò non avveniva, i Beati Paoli passavano direttamente all’azione, non prima però di aver processato il nobile arrogante.

Il processo poteva svolgersi alla presenza o meno dell’imputato.

Nel primo caso, se fosse stata emessa una sentenza di condanna, colui o colei che aveva commesso l’ingiustizia veniva legato ad una sedia di ferro e lì lasciato morire nei sotterranei; nell’altra ipotesi, un sicario veniva mandato ad uccidere il reo a colpi di pugnale.

I Beati Paoli avevano il volto coperto da un cappuccio e vestivano con un saio.

Nessuno conosceva i loro volti, e per la verità non si conoscevano neanche tra di loro.

Solamente il capo della setta era al corrente dell’identità dei suoi seguaci.

E’ quindi chiaro che se qualche appartenente alla congrega fosse stato catturato, non avrebbe potuto fare i nomi degli altri affiliati, e sarebbe stato quindi impossibile sgominarli.

Insomma, il pessimo funzionamento della società, della giustizia e dello stato dei vari regni succedutisi in Sicilia prima dell’unità d’Italia, fece nascere la barbara necessità di opporre forza alla forza, per far trionfare la ragione dei deboli e punire la prepotenza dei forti.

Forse nessuno mai saprà con assoluta certezza se questi “giustizieri” ammantati dalla leggenda e persi nella storia siano veramente esistiti, ma fatto sta, che vedendo il verso in cui vanno le cose oggi, i Beati Paoli ci vorrebbero davvero.

 

Foto Cattedrale di Palermo di Francesco Lombardi sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Foto statua S. Paolo di Effems sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International