Tra il XIX e il XX secolo in Sudafrica esplosero dei sanguinosi conflitti tra gli inglesi e i coloni sudafricani di origine olandese, detti boeri. Questi conflitti, meglio conosciuti come guerre boere, possono sostanzialmente essere distinti in due grandi guerre che portarono alla supremazia britannica in Sudafrica. La prima Vryheidsoorloe, ovvero “guerra per la libertà”, fu combattuta nel 1880 e per fortuna durò un anno soltanto, con un esito positivo per i boers (“contadini” in lingua afrikaans), che riuscirono a liberarsi dalla dominazione inglese nel Transvaal.

Otto anni dopo, cominciò la seconda Vryheidsoorloe,che coinvolse non solo il Transvaal, ma anche il confinante Stato Libero dell’Orange.

Stessi problemi, più soldati. Gli inglesi volevano riprendere il controllo dei boeri, che però non erano troppo entusiasti all’idea. Questi ultimi infatti, erano andati a vivere sulle montagne e nella savana africana per essere liberi, ed ora gli inglesi volevano privarli proprio della libertà. A differenza della prima, la seconda Vryheidsoorloe si protrasse a lungo perchè gli inglesi avevano adottato la tattica della terra bruciata e benché i boeri non fossero disposti ad ammetterlo apertamente, sapevano che la sconfitta era inevitabile. Il più grande leader dei boeri, fu il generale Manie Maritz, un abile stratega militare che adottava spesso una tattica singolare; farsi individuare dagli esploratori inglesi e attirare il nemico verso i monti Groot Karas, un territorio inospitale perfetto per le imboscate.

Gli inglesi invece preferivano gli scontri nella savana, in cui gli schieramenti ordinati e la potenza di fuoco delle armi garantivano loro la vittoria. I comandanti inglesi odiavano le colline, i monti e le gole, e soprattutto odiavano che Maritz e il suo branco di contadini incivili si rifiutassero di combattere secondo le loro regole.

Ma era proprio quella la strategia che Maritz usava più volte, spingendo gli inglesi in trappola, che con la loro arroganza sembravano non imparare la lezione. Il paesaggio brullo dei Groot Karas, un vero e proprio dedalo di colline, torrenti in secca e caverne, permettevano a Maritz di disporre di vere e proprie “fortezze in miniatura” nascoste tra le montagne, grazie alle quali poteva resistere a qualsiasi assedio inglese.

O almeno quella era la sua speranza; nascondersi in posti coperti e facili da difendere, rimanendo rintanati e aspettando che i nemici stanchi degli angusti Groot Karas battessero in ritirata, per poi attaccare le loro retrovie, facilitati anche da un vasto sistema di gallerie con molte uscite più piccole e ben nascoste. Il risultato finale però non fu quello auspicato da Maritz, perché anche lui, esattamente come gli inglesi in passato, peccò d’arroganza.

Oggi in Sudafrica è ancora possibile trovare tracce degli accampamenti nascosti dei boeri, e i resti archeologici dei loro forti sono disseminati un pò ovunque nelle campagne.

 

Foto Karas Mountains di Pgallert  sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported