Quanti di voi conoscono o hanno sentito parlare di Giuseppe Tartini?
Probabilmente nessuno, o nel migliore dei casi molto pochi, eppure è stato un violinista e compositore italiano tra i più celebri della sua epoca (1700), una figura di prim’ordine nella storia della musica strumentale italiana, fondatore della celebre scuola di violino di Padova.
Ora non voglio certo tediarvi con le solite note storiche relative alla sua figura, ma è interessante porre l’attenzione su alcune vicende legate al Tartini che hanno del misterioso.
Il primo mistero aleggia intorno alla sua morte.
A Padova molti testimoni riferiscono di aver visto nella Chiesa di Santa Caterina (luogo in cui Giuseppe Tartini è stato sepolto assieme alla moglie), di notte, l’ombra di una figura femminile che si muove come se stesse ballando al suono di una misteriosa musica.
Altre volte, invece, è stata avvistata una figura incorporea dall’aspetto di un uomo vestito in abiti che si usavano nel Settecento, mentre suona appassionatamente un violino.
Poiché la tomba del compositore è stata aperta e trovata inspiegabilmente vuota ( le ossa erano scomparse lasciando posto ad un materiale di difficile spiegazione), si è diffusa la convinzione che le strane figure viste nei pressi della chiesa di Santa Caterina, siano i fantasmi di Tartini e della moglie.
In realtà, in seguito si scoprì che i resti del compositore furono distrutti da un acido, versato nella tomba per accelerarne la dissoluzione e coprire gli odori effusi dalle tombe.
Infatti, il particolare terreno su cui sorge la chiesa comprometterebbe i fenomeni putrefattivi.
Ma il mistero sicuramente più grande riguarda la realizzazione della sua opera più importante: il Trillo del Diavolo.
La leggenda vuole che Tartini un giorno si svegliò con il diavolo che stava seduto ai piedi del suo letto, con in mano un violino.
Lui gli chiese cosa ci facesse lì, e Satana rispose che gli avrebbe insegnato una melodia così perfetta, così divina, che avrebbe pianto per la sua bellezza.
Tutto ciò che chiedeva in cambio era una singola anima.
Quando il compositore si svegliò il mattino dopo, destandosi da quello che probabilmente era stato un sogno, il diavolo non c’era più.
Ma Tartini si alzò dal letto e iniziò a scribacchiare alcune note che era sicuro di aver sentito la notte precedente, senza arrivare però alla bellezza e alla perfezione di quello che aveva udito suonare.
Iniziarono così una serie di interminabili studi ed elaborazioni, sino alla realizzazione di ciò che ad oggi viene definita “una delle più geniali trovate del settecento violinistico”.
L’opera vide la luce ben diciassette anni dopo il famoso sogno rivelatore, e anche per gli addetti ai lavori è considerata una sonata per violino tecnicamente molto impegnativa.
Più di trecento anni dopo, le opere di Giuseppe Tartini sono state dimenticate; tutte tranne il Trillo del Diavolo.
Approfittiamo di questo aneddoto per ricordare che la musica classica non è una cosa semplice; spesso ci si dedica tutta una vita e richiede grossi sacrifici.
Così quando si va a vedere un concerto, o un grande solista, il concerto non è solo musica che “vediamo”, ma si assiste a un sacrificio.
Fino a quando qualcuno apprezzerà quel sacrificio, la vera musica sopravvivrà, salvata da coloro che se la meritano.