Quei piromani degli ellenici inventarono una potente arma da guerra, il fuoco greco, che decise le sorti di numerose battaglie. I marinai ne erano terrorizzati. Si diceva che quel liquido infernale si incendiasse a contatto con l’acqua e che da questa non potesse essere spento.

Purtroppo (o forse per fortuna), la “ricetta” del fuoco greco è andata perduta nell’antichità. Le ipotesi sulla sua composizione abbondano; probabilmente si trattava di una miscela esplosiva di nafta e calce viva che neppure l’acqua era in grado di spegnere, divenendo così a tutti gli effetti un fuoco inestinguibile. La cosa curiosa è che, contrariamente a quanto si pensi, nelle leggende il fuoco greco si trova in buona compagnia, anche se sicuramente è l’arma antica più potente che si ricordi. Intrugli simili li ritroviamo nei miti e nelle storie su Medea, la maga che ha aiutato Giasone, uno degli Argonauti, a sconfiggere ogni sorta d’infuocato automa meccanico, da Talo di Creta ai Tori della Colchide.

Si narra inoltre che Medusa avesse preparato due importanti pozioni: l’olio di Medea (che possedeva il segreto di un fuoco inestinguibile, un dono di Prometeo, molto simile al fuoco greco) e il Prometeico, ovvero un infuso scuro che garantiva protezione dal fuoco e, se ingerito, la capacità di resistere a frecce e lance.

A questo punto la domanda nasce spontanea: se il fuoco greco è realmente esistito, come probabilmente l’Olio di Medea, non potrebbe valere lo stesso per il Prometeico?

 

Foto granate per contenere fuoco greco di Badseed sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported