Nella regione del lago Tele, in Congo, tra i fiumi Ubangi e Sangha, si aggirerebbe una creatura dall’aspetto orripilante, molto simile ad un gigantesco drago.

Corpo tozzo, lungo una decina di metri, zampe robuste come quelle di un elefante, coda lunga e flessibile e testa di serpente, il Mokele-Mbembe (così viene chiamato dagli indigeni lo strano animale), non sarebbe un animale carnivoro ma la sua presenza nelle acque dei fiumi è considerata ugualmente pericolosa.

Questa bestia infatti, sempre secondo quanto affermano i locali, non ha alcuna difficoltà a rovesciare le imbarcazioni e a uccidere gli esseri umani a colpi di coda.

Ben protetto dalla ricca vegetazione della regione e alquanto timido di carattere, questa sorta di Loch Ness africano, è in testa alla classifica degli animali più ricercati dagli studiosi di criptozoologia, ossia la scienza che studia gli animali nascosti.

Questa tutto sommato giovane disciplina, si occupa da una parte di rintracciare tutte le notizie in merito alla possibile esistenza di animali non ancora scoperti, e dall’altra di ricercare attivamente queste creature e organizzare, quando possibile, spedizioni ed esplorazioni in ogni angolo del mondo.

Il presupposto fondamentale su cui si basa questa curiosa branca della zoologia è che anche il più piccolo indizio è degno di nota e meritevole di essere catalogato ai fini della ricerca.

Ritenere, come fanno molti naturalisti legati all’establishment scientifico, che il nostro pianeta, cartografato in lungo e in largo dopo secoli di esplorazioni e grazie anche alle moderne tecnologie satellitari, non possa più riservarci tante sorprese da un punto di vista zoologico, è secondo i criptozoologi sbagliato.

Se in passato gli scienziati avessero saputo ascoltare e interpretare i racconti e le tradizioni delle popolazioni indigene, molti animali sarebbero stati scoperti prima.

Tornando al Mokele-Mbembe, esso è stato oggetto di ricerca da parte di numerose missioni esplorative; nel corso di queste spedizioni sono stati raccolti numerosi indizi relativi alla probabile esistenza di questa creatura, ma nessuna prova definitiva è stata ancora fornita.

I pigmei sono convinti che esistano diversi esemplari di questa strana bestia, e dalle loro descrizioni la creatura che più si avvicina a quella che loro erano soliti scorgere lungo il corso dei fiumi è senza ombra di dubbio un sauropode.

Dunque un’intera famiglia di dinosauri sopravvissuti all’estinzione scorrazza liberamente in terra d’Africa?

In realtà, nonostante le apparenze, una simile affermazione non è poi così assurda.

Ammettiamo per un istante che dei piccoli sauropodi, non in competizione con i mammiferi, possano essere sopravvissuti alla grande ecatombe avvenuta trenta milioni di anni fa e che portò alla scomparsa dei dinosauri.

Ebbene, se questo fosse accaduto, una delle nicchie ecologiche in cui questi sauropodi avrebbero avuto maggiori probabilità di sopravvivere, più che altrove, sarebbe stata proprio la regione del lago Tele in Congo.

In questa zona vi sarebbero stati pochi cambiamenti dal periodo Cretaceo ad oggi.

La vegetazione è tipicamente primitiva e da allora non ci sarebbero state grandi variazioni climatiche. Un ambiente sostanzialmente stabile insomma, più che mai idoneo a nascondere nei suoi recessi qualche forma di vita a noi ancora sconosciuta.

Se aggiungiamo poi che la zona del lago Tele può essere raggiunta solo a prezzo di grandi disagi, essendo una giungla paludosa, infestata dalla malaria e piena di serpenti velenosi e pericoli di ogni tipo, è facile capire le difficoltà incontrate dagli esploratori nel tentativo di sciogliere l’enigma.

Un comune pregiudizio della scienza è che animali sconosciuti e di dimensioni ragguardevoli non possano passare inosservati.

Eppure negli ultimi centocinquant’anni  sono stati scoperti animali non certo piccoli, come ad esempio l’orso Kodiak, il rinoceronte bianco di Cotton o l’Okapi.

E per quanto riguarda la possibilità che animali primitivi non possano essere sopravvissuti fino ai giorni nostri, basterà citare l’esempio del noto Coelacantus, un pesce ritenuto estinto da trecentocinquanta milioni di anni.

La tipologia degli animali nascosti su cui indaga la criptozoologia è molto varia.

Al primo posto però troviamo i serpenti lacustri o fluviali, strettamente imparentati con il Mokele-Mbembe e sopratutto con l’ormai arcinoto mostro di Loch Ness.

Quest’ultimo fa ogni tanto capolino sui giornali di tutto il mondo quando qualcuno si dichiara pronto a fornire l’ennesima testimonianza sul suo avvistamento o di contro  sostenere la completa infondatezza delle prove a suo favore.

Ufficialmente la prima comparsa di Nessie, questo l’affettuoso nomignolo dato dagli scozzesi alla creatura, risale al secolo scorso, quando sulle rive del famoso lago alcune persone affermarono di aver visto una creatura mostruosa dalla pelle scura, simile ad un gigantesco sauro.

Tuttavia già nel IV secolo d.C., come ci riferiscono le antiche cronache di San Colombano, nella zona di Loch Ness si narrava la leggenda di un mostro chiamato Niseag che aveva la disdicevole abitudine di assalire i bagnanti.

Questa leggenda si è talmente radicata nel folklore scozzese che, all’epoca degli avvistamenti ottocenteschi venne proibita ai bambini la balneazione o la semplice permanenza sulle rive del lago perché, così si diceva, il mostro si era risvegliato.

Come per il Mokele-Mbembe anche qui, le prove definitive dell’effettiva esistenza di una creatura sconosciuta non ci sono.

Di certo in questo caso il discorso della nicchia ecologica all’interno della quale un antico sauro può essere sopravvissuto all’estinzione, è più difficile da accettare.

Ciononostante Nessie ha i suoi accaniti sostenitori.

Ma anche i suoi detrattori non sono pochi.

E’ cosa nota infatti che una delle più famose foto della creatura, sarebbe stata in realtà una contraffazione realizzata con una sagoma galleggiante.

Sempre nella categoria dei mostri lacustri troviamo poi l’Ogopogo, che da secoli infesterebbe il lago Okanagan, in Canada.

Questo lago è talmente vasto da permettere la sopravvivenza di animali di grosse dimensioni scarsamente visibili.

La creatura fa parte del folklore locale da parecchi secoli, gli indiani okanagan infatti credevano nell’esistenza di un mostro che dimorava nelle fredde acque del lago. Lo chiamavano Na-Ha-Ha-Itkh, e ad esso era necessario offrire dei sacrifici quando si decideva di attraversare il lago in canoa.

Sulla terraferma invece, lo Yeti, o uomo delle nevi, rappresenta una delle creature che maggiormente affascinano i cultori della criptozoologia.

“L’uomo peloso”, questo è il significato del suo nome, ha un altezza variabile fra il metro e mezzo e i due metri, ha aspetto per metà umano e per metà scimmia, è interamente coperto da pelo bianco e vive sulle vette dell’Himalaya, nutrendosi di radici che estrae dal terreno.

L’esistenza di questa insolita creatura è tutta da dimostrare, ma diversi esploratori, compreso il noto Reinhold Messner, sostengono di aver visto impronte gigantesche accanto ai loro accampamenti o addirittura di averlo incontrato faccia a faccia, e tracce del suo passaggio sono state rinvenute da rocciatori, scienziati, guide tibetane, guardie di frontiera e militari, non solo nelle cime impenetrabili dell’Himalaya, ma anche nelle più modeste vette dei monti tibetani e nepalesi, nei ghiacciai della Mongolia e nella taiga siberiana.

Vi sono anche versioni silvestri dello Yeti.

In Nord America ed in Canada sono state segnalate creature alte due metri, con i piedi enormi ed il pelo folto brunito, che emanano un fetore insopportabile; stiamo parlando di quello che viene generalmente identificato come Bigfoot.

Serpenti lacustri, mostri delle paludi, uomini selvatici, tutto questo è pane per i denti degli esperti di criptozoologia, una categoria di studiosi spesso snobbati dalla comunità scientifica, ma i cui studi sono molto precisi e non si limitano a una descrizione puramente anatomica, ma comprendono anche dettagli sulla fisiologia, l’etologia (ovvero il comportamento), l’ambiente e la probabile distribuzione geografica dell’oggetto in esame.

 

Foto fiume Sangha in evidenza di bayanga85  sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Foto piroghe sul fiume Ubangi di Michele Ferraris  sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Foto ricostruzione Mokele-Mbembe sotto licenza  Free Art License

Foto orso Kodiak di S.Taheri sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Foto rinoceronte bianco di Coralie sotto licenza  GNU Free Documentation License

Foto Okapi di Daniel Jolivet sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Foto Celacanto di Mordecai 1998 sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Foto LochNess di Sam Fentress sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Foto lago Okanaga sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 1.0 Generic

Foto rappresentazione Yeti di Lizard King  sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported