I racconti sugli avvistamenti di creature marine sconosciute abbondano nelle cronache marinare di ogni tempo.

Talvolta si tratta di aneddoti difficilmente verificabili, facenti parte di un folklore marinaro che affonda le sue radici nel terrore atavico che gli abissi marini hanno sempre suscitato negli esseri umani.

Un tempo i marinai solcavano acque ignote alla ricerca di terre sconosciute, e ogni viaggio rappresentava un rischio paragonabile a quello che oggi affrontano gli astronauti.

I vascelli erano gusci di noce e gli elementi naturali davano del filo da torcere anche ai più intrepidi tra gli uomini di mare.

La furia delle tempeste rappresentava un pericolo immane, ma anche una calma piatta poteva risultare mortale.

Insomma niente era sicuro durante la navigazione e le paure si insinuavano sottilmente, amplificandosi proporzionalmente alla distanza dalla terraferma.

Il Mediterraneo, che pure era circoscritto e piuttosto conosciuto veniva popolato nella fantasia dei naviganti di ogni genere di creature, tra cui le sirene e i tritoni.

Ma ciò era niente in confronto alla reputazione di cui godeva l’Oceano, la sterminata distesa d’acqua che si estendeva al di là delle Colonne d’Ercole, un confine più psicologico che reale, una linea di demarcazione tra ciò che era conosciuto e rassicurante, e i pericoli dell’ignoto.

Un tempo (ma in parte ancora oggi), l’Oceano rimaneva inesplorato con tutti i suoi misteri; misteri che riguardavano ciò che avrebbero potuto trovarsi in superficie e misteri che riguardavano ciò che avrebbero potuto trovarsi sotto la superficie.

Da questo punto di vista non vi erano molti dubbi; le acque dell’Oceano nascondevano più insidie di qualunque altro mare conosciuto.

Draghi, mostri, serpenti marini, piovre giganti, costituivano per i marinai lo spauracchio per eccellenza.

In molte suggestive raffigurazioni d’epoca, si notano spesso vascelli assaliti da piovre giganti che avvolgono le chiglie delle navi nel tentativo di farle affondare trascinandole nell’abisso.

Certo si tratta di raffigurazioni create apposta per incutere timore, ma la domanda che dobbiamo porci è: questi racconti hanno un fondamento di realtà?

Con la dovuta prudenza la risposta è si.

Gli abissi infatti nascondono ancora oggi molti misteri non del tutto chiariti, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che ancora sappiamo poco su ciò che avviene realmente sui fondali oceanici.

Delle forme di vita sulla terraferma sappiamo  molto, anche se alcune specie animali ci sono ancora ignote, ma delle forme di vita marina, di quelle che vivono a profondità per noi inimmaginabili sappiamo pochissimo, di alcune addirittura nulla.

Tutte le notizie che abbiamo su ciò che accade in fondo al mare sono il frutto della deduzione, più che dell’esplorazione diretta.

Sappiamo ad esempio dell’esistenza dei cosiddetti calamari giganti, creature lunghe decine di metri che vivono a profondità abissali, perché molto spesso è stato possibile osservare le ferite dei loro robusti tentacoli inferte sul corpo dei cetacei che, com’è noto, si recano a quelle profondità per nutrirsi di krill.

In un caso fu ritrovato nello stomaco di una balena un frammento di tentacolo che doveva essere appartenuto a una creatura lunga più di una trentina di metri.

Alcune volte i calamari giganti sono stati anche pescati per caso, e allora i ricercatori si sono ritrovati improvvisamente di fronte alla materializzazione degli incubi dei marinai di un tempo.

Si ritiene però che sui fondali oceanici si muovano creature ancora più grosse.

Forse si tratta dei cosiddetti serpenti marini, ovvero i mostri degli abissi per eccellenza, quelli che hanno generato le più numerose leggende marinare.

Ma se queste creature esistono, da dove vengono?

Sono forse dei fossili viventi? Animali che provengono da un lontano passato e che sono sopravvissuti all’estinzione?

Difficile dirlo, anche perché nessuno è ancora riuscito a catturarne uno.

Sicuramente l’Oceano oggi fa meno paura di un tempo, ma là sotto, nelle profondità abissali, non è cambiato nulla.

 

Foto Oceano Atlantico di Tiago Fioreze  sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Foto balena attaccata da piovra di Mike Goren  sotto licenza  Creative Commons Attribution 2.0 Generic