Tutte le società industrializzate sono caratterizzate da un fenomeno economico-sociale che grazie alla elevata produttività rende possibile l’acquisto di beni e servizi in quantità sempre maggiori; il consumismo.

Il protagonista di questo fenomeno è ovviamente il consumatore, ossia l’utilizzatore dei beni e servizi prodotti dal sistema economico.

Ora soffermatevi sulla parola consumatore, perché ridurre un essere umano ad una parola del genere è a dir poco disgustoso. Tutti noi ormai accettiamo che le cose si usurino, cadano a pezzi; nessuno vuole più sistemare niente, non si costruisce nulla che duri. Le automobili, gli aspirapolvere, niente. La tv si rompe? Buttala via, comprane una nuova. Quando guardiamo un televisore in una vetrina, in realtà stiamo guardando futura immondizia.

La cosa preoccupante è che ormai senza accorgercene cominciamo a fare lo stesso con le persone, perché il consumismo si è fatto strada in maniera subdola anche nei rapporti interpersonali. Usiamo le persone fino a quando ci servono e poi le buttiamo via, perché egoisticamente le nostre relazioni diventano sempre meno importanti e sempre più corte. Vi è mai capitato di vedere un senzatetto dormire per strada, o un barbone chiedere qualche spicciolo al semaforo? Ecco, quelle persone, nella nostra moderna società, hanno commesso il peccato più grave di tutti: hanno smesso di consumare e quindi le buttiamo via, perché sono consumatori rotti.

Ormai nelle società industrializzate le persone mangiano quando non hanno fame e bevono quando non hanno sete, comprano quello che non gli serve e buttano tutto ciò che è ancora utile, per colpa della politica, per colpa dei privilegi e dell’arroganza, dello snobismo e della religione, per colpa dei lobbisti, dei truffatori e degli imbroglioni corrotti. Apriamo gli occhi; il nostro stesso Paese è paralizzato, compriamo schifezze, mangiamo schifezze e vendiamo schifezze. Ci stiamo uccidendo con le nostre stesse mani e non riusciamo neanche a capire perché.