Dopo l’11 Settembre, gli investimenti della Difesa contro gli attacchi biologici hanno registrato un picco da capogiro, e nuovi laboratori sono spuntati come funghi un po in tutto il mondo.

Finanziati dalle aziende private, sostenuti dal governo, gestiti da personale universitario, maneggiano il peggio del peggio, agenti senza vaccino o cura, come l’Ebola, il virus Marburg, o la febbre di Lassa.

Ma anche organismi di uso bellico creati dall’ingegneria genetica, il tutto con la giustificazione che dobbiamo prepararci all’inevitabile e conservare il vantaggio sul nemico.

Ma con quali controlli?

Ben pochi, in gran parte indipendenti e discontinui.

Al momento circa quindicimila scienziati sono autorizzati alla sperimentazione su patogeni letali, ma con zero agenzie di governo incaricate di valutare i rischi dei loro laboratori, figurarsi controllarne la proliferazione.

Il problema di eventuali incidenti non è se possono accadere, ma quando.

Il genio è ormai uscito dalla lampada.

E non dobbiamo preoccuparci soltanto delle strutture autorizzate; siamo alle prese con una diffusione incontrollata di laboratori domestici, allestiti nei garage, nei solai, nei centri civici, divenuti un vivaio di sperimentazione genetica per il brevetto di nuove forme di vita.

Con un investimento minimo infatti, e con grande spirito imprenditoriale, puoi imparare a condurre esperimenti genetici per conto tuo, e persino brevettare le tue creazioni.

A quanto sembra, i cyberpunk di ieri sono diventati i biopunk di oggi.

Solo che i nuovi hacker violano i codici genetici invece di quelli informatici, e, di nuovo, pressoché senza controlli, al momento i governi si affidano al loro senso di responsabilità.

Ma perché il numero dei laboratori si è così tanto incrementato?

Il costo delle apparecchiature e dei materiali è in caduta libera da anni. Strumenti che un tempo costavano decine di migliaia di dollari oggi si acquistano per pochi centesimi, e in aggiunta, gli strumenti stessi sono diventati più veloci.

La nostra rapidità di lettura e riscrittura del DNA si decuplica ogni anno, il che significa che in appena dieci anni, l’ingegneria genetica diventerà dieci miliardi di volte più veloce.

Le scoperte si susseguono ad un ritmo forsennato. Un laboratorio è già riuscito a creare la prima cellula completamente sintetica, e solo qualche anno fa i biologi hanno prodotto un cromosoma artificiale, generando da zero un lievito vivente e funzionale, con spazi nel DNA in cui inserire aggiunte specifiche, secondo le esigenze. Lievito su misura.

E l’uscita del genio della lampada ha aspetti persino più inquietanti.

Esiste un progetto finanziato tramite crowdfunding per quaranta dollari: puoi ordinare a un gruppo d’intraprendenti giovani biopunk un centinaio di semi di un’erba infestante dotata di un gene luminescente.

Che cosa se ne fanno di una gramigna fosforescente?

Combinano guai. Il gruppo chiede ai suoi sostenitori di diffondere i semi in natura. E al momento i clienti sono già cinquemila. Equivale a oltre cinquecentomila semi sintetici sparpagliati in tutti gli Stati Uniti nel prossimo futuro.

La tecnologia è diventata un kit chiavi in mano, con l’introduzione di biomattoni e una scatola di attrezzi genetici per giocare a fare Dio nel cortile di casa.