Se nel 1800 avessimo detto a un fisico che da lì a poco più di cent’anni sarebbe stato possibile trasmettere via satellite immagini in movimento nelle case di tutto il mondo, che bombe di inimmaginabile potenza avrebbero minacciato la sopravvivenza della specie, che gli antibiotici avrebbero sconfitto le malattie infettive per poi subirne il ritorno, che le donne avrebbero conquistato il diritto al voto e alla contraccezione, che milioni di persone avrebbero preso il volo ogni ora su aerei in grado di decollare e atterrare automaticamente, che sarebbe stato possibile attraversare l’Oceano Atlantico a più di tremila chilometri l’ora, che con i microscopi si sarebbe riusciti ad osservare i singoli atomi, che con telefoni superleggeri e senza cavo sarebbe stato possibile comunicare da un qualunque punto del pianeta a un qualunque altro, e che gran parte di questi “miracoli” sarebbero dipesi da dispositivi grandi quanto un francobollo, il fisico in questione ci avrebbe certamente presi per matti.
Questo perché nel 1800 questi sviluppi erano perlopiù impossibili da prevedere perché la concezione scientifica dominante li riteneva impossibili.
Persino nei campi in cui alcuni sviluppi erano immaginabili, come quello dell’aeronautica, le proporzioni del progresso realmente verificatosi difficilmente sarebbero risultate comprensibili (immaginare un aereo non era un problema, ma pensare a diecimila aerei contemporaneamente in volo era una cosa che andava al di là della più audace fantasia).
Possiamo quindi affermare, che alle soglie del XX secolo neppure gli scienziati più informati avevano idea di quello che il futuro aveva in serbo.
Per alcuni versi oggi la situazione è incredibilmente simile, e gli scienziati appaiono convinti che il mondo fisico sia sostanzialmente spiegato e che quindi il futuro (almeno in questo campo) non riservi altre rivoluzioni.
Tuttavia, come alla fine del secolo scorso si sarebbe potuto cogliere qualche indizio dei progressi a venire, così ora esistono elementi che consentono di fare ipotesi sul futuro.
Un elemento importante a questo proposito, è costituito dall’interesse per la cosiddetta “tecnologia quantistica”.
Si tratta sostanzialmente della creazione di una nuova tecnologia imperniata sull’utilizzo della realtà subatomica, che promette di rivoluzionare la nostra idea del possibile.
La tecnologia quantistica contrasta apertamente con le nostre convinzioni sul funzionamento del mondo, quindi queste curiosità quantistiche, che sfidano la logica e il senso comune, hanno finora ricevuto ben poca attenzione da parte dell’opinione pubblica. Ma secondo alcune stime, presto ne riceveranno e la maggioranza dei fisici di tutto il mondo sarà impegnata a lavorare su qualche aspetto della tecnologia quantistica.
Nel 1957, il fisico Hugh Everett, propose una nuova audace teoria.
Egli sosteneva che il nostro universo (l’universo che vediamo fatto di pietre, alberi, persone e galassie) non era altro che uno degli innumerevoli universi paralleli esistenti. Ognuno di questi universi sarebbe oggetto di continue biforcazioni, cosicché esisterebbe un universo in cui Hitler ha perso la guerra e un altro in cui l’ha vinta; un universo in cui Kennedy è morto e un’altro in cui invece continua a vivere; un universo in cui al mattino ci si è lavati i denti e uno in cui non ce li si è lavati; e così via all’infinito.
Era nata la teoria del multiverso, teoria in realtà mal digerita da molti fisici e da alcuni addirittura rifiutata per la difficile confutazione.
Ma proviamo a fare un esempio che ci aiuti a capire meglio il tutto.
Ammettiamo di avere due pareti, una di fronte all’altra, e su una di esse vi sia una fessura verticale.
Se si proietta un fascio di luce in direzione della fessura, sulla parete retrostante si osserverà una striscia bianca per via della luce che filtra dalla fessura.
Ma se nella prima parete vengono praticate due fessure verticali e si proietta attraverso di esse un fascio di luce, sulla parete retrostante non si osserveranno due linee verticali, come potremmo pensare a primo acchitto, ma una serie di strisce chiare e scure.
Se poi si proietta la luce attraverso quattro fessure, si osserverà la metà delle strisce ottenute con due fessure, perché le altre diventano nere. A un numero maggiore di fessure corrisponde un numero minore di strisce.
Perché?
In modo semplicistico potremmo rispondere a questa domanda dicendo che la luce che passa attraverso le fessure si comporta come onde che si sovrappongono.
In alcuni punti si sommano, in altri si elidono, dando luogo sulla parete retrostante a un disegno di luce e buio alternati.
In questo caso si dice che le onde interferiscono tra di loro dando vita alla cosiddetta “figura d’interferenza”.
Questa spiegazione però poteva essere perfettamente accettata quando tutti erano convinti che la luce si comportasse come un’onda; ma dopo Einstein sappiamo che non è così e che la luce è costituita da particelle dette fotoni.
Un fascio di luce è composto da miliardi di miliardi di piccoli fotoni che potrebbero comunque interagire in qualche modo e produrre una figura d’interferenza.
Proviamo allora a eliminare qualsiasi interazione tra i fotoni, considerando un singolo fotone per volta.
Questo è un esperimento che è stato realmente condotto.
Si prende un fascio di luce così debole da emettere un solo fotone per volta e si collocano dietro le fessure dispositivi talmente sensibili da registrare anche l’impatto con un solo fotone.
I fotoni passano attraverso la fessura uno alla volta.
Il dispositivo registra il punto di impatto dei fotoni sulla parete retrostante.
Dopo alcune ore il risultato sarà una sorta di pulviscolo e i singoli fotoni finiranno per colpire solo determinate aree e non altre, comportandosi proprio come all’interno di un fascio di luce normale.
Eppure vengono emessi uno alla volta, non ci sono altri fotoni con cui interferire.
Ma qualcosa interferisce con loro, perché danno vita alla consueta figura d’interferenza.
La domanda a questo punto è: cosa interferisce con il singolo fotone?
Deve trattarsi sicuramente di altri fotoni, ma dove sono visto che anche i dispositivi di registrazione non ne danno conto?
L’interferenza con il singolo fotone è la dimostrazione che la realtà è ben più complessa di quella visibile nel nostro universo. L’interferenza ha luogo, ma nel nostro universo non riusciamo a identificarne la causa.
I fotoni che interferiscono dunque, devono trovarsi in altri universi, e in questo modo l’esistenza di altri universi sarebbe dimostrata.
E a volte questi universi interagiscono con il nostro, perché questa è la natura del multiverso.
Ogni volta che proiettiamo un fascio di luce nel nostro universo, un identico fascio di luce potrebbe venire simultaneamente proiettato in molti universi simili al nostro.
Potrebbero essere i fotoni di questi altri universi che interferiscono con quelli del nostro e che danno vita alla figura d’interferenza che osserviamo.
Secondo la teoria del multiverso, non tutti gli universi sono simultanei al nostro; alcuni si trovano in un’epoca precedente, altri in una futura.
Alla luce di tutto quello che abbiamo detto quindi, la tecnologia quantistica in futuro potrebbe veramente essere in grado di farci viaggiare nel tempo, trasformandoci in crononauti, anche se per ora rimane tutto rigorosamente confinato nel mondo della fantasia.
Personalmente mi piacerebbe essere catapultato nel Medioevo perché, come una persona molto vicino a me sa, adoro i castelli, le loro storie e le loro leggende.
Lo so che molti di voi potrebbero pensare che sia un pazzo, visto che parlando di Medioevo ci si riferisce sempre a un’ “età buia”. Ma in realtà non è così; quell’epoca che molti ritengono caratterizzata da immobilismo, violenza e ignoranza, in realtà era dinamica e soggetta a rapidi mutamenti.
Il sapere era altamente apprezzato e ricercato, il commercio si sviluppava ormai su scala internazionale, e la violenza era spesso meno mortifera rispetto al presente.
Quanto alla fama di epoca oscurantista, vittima del pregiudizio religioso e teatro di orribili genocidi, basta anche solo un superficiale sguardo alla storia recente per comprendere come sia ingiusto ritenerci per qualche verso superiori all’uomo medievale.
E voi?
In che epoca vorreste spostarvi nel tempo?
Foto Old time machine di SACHIN SANDHU sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Foto Figura d’interferenza di Tatoute sotto licenza GNU Free Documentation License