Nell”XI secolo, re Guglielmo d’Inghilterra ordinò un censimento delle proprietà fondiarie del suo regno. I dati furono raccolti in un grande volume che è uno dei ritratti più minuziosi della vita medievale dell’epoca.

Secondo la maggior parte degli storici, questo imponente censimento catastale, compilato in un’epoca in cui erano ancora vive le frizioni tra i cristiani e i pagani, doveva servire a riscuotere imposte eque dalla popolazione, anche se non è data saperlo con certezza.

La stranezza di quest’opera e il severo scrupolo con cui fu compilata valsero al volume un inquietante soprannome da parte della popolazione dell’epoca. Divenne noto con il nome di Doomsday Book, il Libro del Giorno del Giudizio.

In realtà il vero titolo del libro non era Doomsday, ma Domesday, dalla radice anglosassone dom, che significa valutare o stimare.

Questo avvalora la tesi secondo cui il libro era stato commissionato da re Guglielmo per stabilire il valore delle terre appena conquistate, così da poter applicare le imposte e riscuotere le decime. Tracciava infatti una mappa di tutta l’Inghilterra, di ogni città, villaggio e maniero, e censiva le risorse locali, dal numero di animali e aratri nei campi, al numero di pesci nei laghi e nei torrenti. Proprio per questo il libro rimane uno degli scorci migliori della vita di quel tempo.

Nello stesso tempo però rimane un’opera misteriosa. Il Doomsday Book è stato scritto in un latino oscuro, compilato da un unico scrivano.
Perchè era necessaria tutta questa sicurezza? E se questa raccolta di dati avesse avuto un secondo fine, una ragione segreta?
E soprattutto perchè alcuni dei luoghi elencati nel libro sono contrassegnati in modo sinistro con un unica parola latina, Vastatum, che significa devastato?

Vi ho raccontato questo episodio del passato per dimostrare la ciclicità della storia; sembra infatti che qualcosa di analogo sia stato fatto anche in tempi più recenti.

A metà strada fra la costa settentrionale della Norvegia e il Polo Nord, si trova l’arcipelago delle Svalbard. Con più della metà della terra emersa sepolta sotto i ghiacciai, non offre granchè a parte le renne e gli orsi polari.
Persino Babbo Natale avrebbe difficoltà a considerare questo posto casa sua.
In questo luogo perennemente ghiacciato e inospitale è stato costruito il Svalbard Global Seed Vault, soprannominato anche Doomsday Vault, la Banca del Giorno del Giudizio.

Sepolta centocinquantadue metri sotto una montagna di quello che è ritenuto il luogo abitato più remoto del pianeta, progettata per durare ventimila anni, è una sorta di Arca di Noè di semi e granaglie di tutto il mondo (ne sono presenti più di trecentomila specie), destinata a proteggere questo carico prezioso da guerre, pestilenze, attacchi nucleari, terremoti, o drastici cambiamenti climatici.
Se mai si verificasse uno di questi eventi, i semi sepolti e congelati sarebbero stati conservati per un mondo futuro.

Ma siamo veramente sicuri che tutto questo abbia un intento puramente umanitario e filantropico?

Citando Kissinger:

Controllate il petrolio e controllerete nazioni intere; controllate il sistema alimentare e controllerete tutte le popolazioni del mondo.

Per approfondire vi rimando al sito ufficiale: seedvault.no

Foto Svalbard Global Seed Vault di Frode Ramone sotto licenza  Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Foto Svalbard Global Seed Vault in evidenza di Dyveke Sanne sotto licenza https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/