Il Giappone è la terra dei palazzi imperiali, dei parchi nazionali sulle montagne e di migliaia di templi e pagode.

Nominando il Giappone non possiamo non pensare alla cultura pop, ai treni ad alta velocità, ai futon, ai giardini zen pieni di sabbia rastrellata e disseminati di bonsai concepiti come spazi dedicati alla meditazione, ai laghetti pieni di carpe e ninfee, alle sale del tè, o ad aceri, ciliegi e macchie di bambù ondeggianti disposti ad arte.

Ma il suo simbolo rimane sicuramente il monte Fuji.

Il Monte Fuji è un vulcano ed è la montagna più alta del Giappone.

È considerato una delle “tre montagne sacre” del Paese insieme al Monte Tate e al Monte Haku.

Sul versante settentrionale del Monte Fuji si trova la regione detta dei cinque laghi. I cinque laghi sono: Kawaguchi, Saiko, Shoji, Motosu e Yamanaka.

Il Kawaguchi, che si trova a ottocento metri sul livello del mare, è il più famoso, sia perché è il più attrezzato a livello turistico, sia per via della magnifica vista che offre.

Nel corso dei secoli, numerosi artisti hanno provato a catturare la bellezza dell’imponente vetta innevata che si riflette sulle sue acque piatte come una tavola, ma nessuno ci è ancora riuscito appieno.

Per poter apprezzare davvero la vista mozzafiato del monte Fuji, bisogna osservarlo proprio dalle sponde del Kawaguchi, a diversi chilometri di distanza dalla bolgia di hotel e ristoranti che affollano la città.

La cima splendente del monte Fuji sembra sospesa nel cielo.

Nell’arco della giornata muta d’aspetto man mano che il sole segue il suo corso, passando da un cristallino color diamante a una sfumatura viola livido.

Secondo la mitologia shintoista, era la casa del dio eterno Kuninotokotachi.
Persino il suo nome, Fuji, è un sinonimo di “immortale”.

Un’altra caratteristica del monte Fuji è la sua dicotomia, il suo essere tranquillo e turbolento allo stesso tempo.

Il Fuji è uno stratovulcano attivo che nel corso della sua storia ha devastato più volte l’area circostante.
Dopo l’ultima eruzione, avvenuta nel 1701, un’estesa pioggia di scorie ardenti aveva distrutto case e templi, e coperto Tokio di cenere, provocando una carestia decennale.

Ma quella stessa montagna è anche la principale fonte di acqua per la maggior parte delle risaie e delle piantagioni nelle vicinanze.

Questa sua indole contrastante rappresenta bene la duplice anima del popolo giapponese: da una parte la sua predisposizione a grande saggezza e serenità, e dall’altra la propensione a distruggere ogni cosa quando veniva provocato o minacciato.

In passato, il monte Fuji aveva anche ospitato i grandi campi di addestramento degli antichi samurai.

Concludo questo post lasciandovi alcuni versi di una poesia di Otagaki Regentsu, una monaca buddista vissuta nel XIX secolo, che testimoniano la spiritualità del popolo giapponese:
Una singola linea
di fumo profumato
dal bastoncino d’incenso
s’estingue senza lasciare traccia:
dove finisce?

 

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