La meta turistica alternativa che voglio proporvi oggi è alquanto bizzarra.
D’altronde vi sarete accorti che tutti i nostri post hanno ben poco di “omologato”.
Ma bando alle ciance e cominciamo.
Se vi trovate in Cina e vi piace il gioco d’azzardo, Macao è il posto per voi, col suo mix di colonialismo portoghese, cultura cinese e luci di Las Vegas.


Da ex colonia portoghese, Macao si è tramutata oggi nella Sin City della costa cinese meridionale, una mecca del gioco d’azzardo che ha già superato Las Vegas per numero di casinò.


A pochi passi dal terminal del traghetto sorge la torre dorata di uno dei più grandi, il Sands Macao.

Si dice che il complesso ha ammortizzato in meno di un anno il costo di costruzione pari a trecento milioni di dollari.

Altre potenti società del settore continuano ad affluire in questa zona, e nuove case da gioco spuntano come i funghi.
Ma le attrattive di Macao non si limitano all’azzardo.

Per molti aspetti, è una città da febbre dell’oro, dove corruzione e commercio vanno di pari passo, e le triadi cinesi si contendono il campo con politici e costruttori.
I suoi piaceri edonistici (alcuni legali, altri no), vanno ben oltre le slot machine e i tavoli da poker.
Esistono anche delle sorte di sale VIP in grado di offrire ai grossi scommettitori una sorta di pacchetto completo, comprendente soggiorni di lusso e il soddisfacimento di ogni appetito.
Non starò a fare giri di parole, stiamo parlando di un vero e proprio mercato delle prostitute, dove si può ordinare una ragazza secondo i propri gusti.
Ma anche qui vale la vecchia regola di Las Vegas: Ciò che accade a Macao, resta a Macao.

 

 

P.S.
Voglio concludere questo post in modo insolito, se vogliamo addirittura scorretto, indicando invece una località a mio parere da evitare assolutamente: la Corea del Nord.
Si tratta di un paese in cui il potere si tramanda di padre in figlio, in una successione di despoti che si credono semidei, in cui gli eccessi decadenti da una parte e l’estrema povertà dall’altra (come costruire un mausoleo da un miliardo di dollari durante una gravissima carestia) sono la norma.
Il sistema penitenziario nordcoreano è a tutt’oggi considerato uno dei più duri al mondo, un universo in cui i detenuti si contendono il diritto di seppellire un compagno per una razione di cibo in più, dove la sopravvivenza media non supera i cinque anni e la tortura è all’ordine del giorno.
Persino in grosse città come Pyongyang la situazione migliora di poco.

La popolazione vive nel terrore costante di dire o fare la cosa sbagliata, e cibo ed elettricità sono rigorosamente razionati.

 

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