Eccovi un’ altra “meta alternativa” per i vostri viaggi.
In Cambogia l’attrattiva principale rimane senza ombra di dubbio il tempio di Angkor Wat che con il suo immenso dedalo di camere, mura, torri merlate, sculture e statue, e le cinque imponenti torri a forma di pannocchia di granturco è considerato il simbolo della Cambogia.

Ma merita senz’altro una visita anche il meno conosciuto complesso templare di Angkor Thom (che in lingua khmer significa semplicemente Grande Città, anche se non è grande come Angkor Wat), l’ultima delle capitali dell’Impero Khmer.
Si accede al complesso attraverso un ponte, che originariamente era lungo quanto un campo di football e costeggiato da due file di statue: cinquantaquattro divinità su un lato e cinquantaquattro demoni sull’altro.

Dominavano un fossato, adesso in gran parte secco, dove una volta nuotavano i coccodrilli, proteggendo la grande città e il palazzo reale interno.


Oggi, il profondo fossato, affiancato da argini di terra, ospita distese di pozze verde smeraldo ricoperte d’alghe e gramigna.
All’estremità del sentiero, le mura di blocchi di laterite alte trenta metri, racchiudono i centosessanta chilometri quadrati del complesso monumentale, al cui interno sorgeva Bayon.


Le rovine sono avvolte da una fitta foresta, con palme colossali che incombono sull’imponente cancello di venticinque metri. Nella torre di pietra sono stati scolpiti quattro volti giganteschi, affacciati sui quattro punti cardinali.
Un tempo, ad Angkor Thom vivevano più di centomila persone.

Quasi tutte le abitazioni, persino il palazzo reale, erano fatte di bambù e legno, che così sono marcite, inghiottite dalla giungla. Solo i templi erano stati costruiti in pietra.

Secoli fa questa era una metropoli molto ricca, con i mercati che offrivano pesce e riso, frutta e spezie, e le case affollate di maiali e polli.

Chi ha progettato la città aveva architettato un grandioso sistema di canali di irrigazione per sostentare lo sviluppo della popolazine.
Angkor Thom era una città piena di vita, variopinta ed esuberante.
Come in Egitto, anche qui la disposizione dei templi è ispirata alla posizione delle stelle, in questo caso specificatamente alla costellazione del Drago.

 

Foto Angkor Thom di Dudva sotto licenza  Creative Commons paternité ‚Äì partage à l’identique 3.0

Foto Angkor Thom di Supanut Arunoprayote sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

Foto Bayon di Dmitry A. Mottl sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International