Arabia, terra di fiabe e magie (basti pensare alle mille e una notte e a Shahrazād), di spezie e bazar, dove il sole brilla da sud e il vento soffia da nord con intensa complicità, come declama una celebre canzone.
Anche stavolta voglio segnalarvi delle destinazioni “curiose” di questa regione che vale sicuramente la pena di essere visitata.
Il mio primo suggerimento è l’Oman, un paese caratterizzato da un territorio desertico con oasi che sorgono sui letti dei fiumi e piccole cittadine annidate sul mare, con distese di palme e di case bianche e sventolii di teloni e tendoni dai mille colori che segnalano la presenza di suq.
E in lontananza, alle propaggini delle città, si possono ammirare macchie verdi che indicano piantagioni di banane, noci di cocco, canna da zucchero e papaya.
Di notevole bellezza in queste zone è Salalah, città giardino dell’Oman e capitale della provincia del Dhofar, una regione lussureggiante, verde, con cascate e fiumi a irrigare i pascoli.
Solo in questa zona dell’Oman i monsoni donano alla terra una regolare annaffiata e una foschia quasi costante sulle vicine montagne costiere. Si tratta di un microclima unico nel Golfo, che permette la crescita delle rare piante d’incenso, fonte di enormi ricchezze nei tempi antichi.
Ricchezze che avevano portato anche alla fondazione della leggendaria città perduta di Ubar.
Questa città sepolta, fu scoperta nel 1992 da Nicolas Clapp, un archeologo dilettante, usando un radar satellitare.
Fondata intorno al 900 a. C. e localizzata nei pressi di una delle poche oasi, l’antica città era stata un’importante stazione commerciale sulla Via dell’incenso, collegando le coltivazioni delle montagne costiere dell’Oman ai mercati delle ricche città del Nord.
Nel corso dei secoli, Ubar aveva prosperato e si era ingrandita.
Finché un giorno la città non era sprofondata in un gigantesco inghiottitoio ed era stata abbandonata alle sabbie dai cittadini superstiziosi.
Ovviamente assolutamente da vedere è anche Dubai, città sbalorditiva con autentiche meraviglie architettoniche.
Dubai è un’oasi di smeraldo tra il giallo sabbia del deserto e il turchese del mare.
Da torri e minareti altissimi brillano le mille luci di una mecca moderna, fatta di giganteschi centri commerciali, alberghi e complessi residenziali di lusso.
Cresciuta a velocità vertiginosa, la città è spuntata come un miraggio dalle dune, e il gioiello della sua corona è il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, i cui oltre duecento piani paiono la vetta di una montagna.
Gli architetti di tutto il mondo fanno a gara per dotare Dubai degli edifici più sbalorditivi, con un unico denominatore comune: sfidare le leggi della fisica e della natura.
All’interno della città, ci si può sdraiare su una spiaggia assolata e nel giro di un’ora fare snowboard sulle piste della più grande località sciistica indoor.
E per unire il meglio dei due mondi, c’è il Palazzo Versace, un hotel dotato di spiaggia privata e appositamente refrigerata affinché gli ospiti possano abbronzarsi senza soffrire il caldo.
Ma la realizzazione più grandiosa è sorta dal mare: le famose isole artificiali di Dubai.
L’arcipelago Palma Jumeirah ha il nome e la forma di una palma, talmente grande da risultare visibile dallo spazio.
Il tronco parte dal litorale e si ramifica in sedici fronde, il tutto circondato da un frangiflutti a semicerchio.
Lungo la costa sono in costruzione altre isole che decuplicheranno l’estensione delle spiagge di Dubai.
E i cantieri futuribili continuano a moltiplicarsi: Hydropolis, un hotel subacqueo con una superficie di oltre centomila metri quadrati; il Blue Crystal, un palazzo di progettazione tedesca, costruito interamente nel ghiaccio, ecc.
A Dubai, la forza della natura non è certo d’ostacolo ai più ambiziosi sogni dell’uomo.
Se però si lasciano alle spalle l’opulenza e la maestosità della nuova Dubai per inoltrarsi fra gli attracchi deserti, senza la concorrenza delle luci di grattacieli e parchi di divertimento, i raggi della luna brillano nitidi sull’acqua.
Il cielo stellato sul mare e i richiami alla preghiera che arrivano dai minareti sulla costa sembrano evocare un’altra epoca, i secoli remoti di Alì Babà e dei reami nel deserto.
Dietro gli eccessi e lo sfarzo di Dubai, s’intravede ancora la gloria di un mondo più antico, il bagliore lontano di splendori trascorsi.
Foto Wadi Bani Khalid, Oman di Andries Oudshoorn sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Foto Wadi Darbat di Shifabeg sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Foto rovine di Ubar di 9591353082 sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto Dubai di Tim Tregenza sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Foto Burj Khalifa di Nepenthes sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic
Foto Palma Jumeirah di Richard Schneider sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic