Sappiamo tutti che i medici vestono di bianco ma non sappiamo il perché; e probabilmente non lo sanno neanche loro.
Certo, gli indumenti bianchi servono a distinguerli, ma questo non spiega nulla.

Per giunta non è nemmeno una tradizione; tant’è vero che alla corte di Luigi XIV tutti i medici indossavano palandrane nere lunghe fino a terra, e allora il nero ispirava, agli occhi della gente, esattamente quello che oggi ispira il bianco.

Oggi, diciamo che bisogna vestire di bianco per ragioni igieniche.

A quanto si afferma il bianco è un colore “sterile”, e per tale ragione vengono dipinti di bianco anche gli ospedali.

Si tratta in sé di un’argomentazione sensata; ma il dubbio sull’effettiva efficacia del sistema insorge quando ci si imbatte in un medico interno che ha sgobbato per trentasei ore consecutive, dormito due notti senza svestirsi e, dopo aver curato dozzine di pazienti, si presenta col camice sgualcito, sudicio e zeppo di germi.

I chirurghi del resto, non ne vogliono più sapere.

Infatti la quintessenza delle condizioni asettiche, di un ambiente privo di germi, è la sala operatoria; e oggi poche sono bianche.
Gli stessi chirurghi non vestono di bianco, ma di verde, di blu, e qualche volta di grigio.

Dunque i panni bianchi dei medici vanno considerati un’uniforme, dove il colore ha lo stesso valore di consuetudine che hanno il blu per la marina e il verde per l’esercito.

E questa analogia ha un valore molto meno casuale di quanto si possa credere, perché la divisa del medico indica il grado e la specializzazione.

Quando un medico entra in un reparto, è in grado di dire immediatamente quale posto occupi ogni singolo membro del personale del reparto stesso; vi saprà dire qual’è l’assistente volontario e qual’è l’infermiere.

Lo capisce da piccoli particolari, proprio come un militare lo capisce dai gradi e dalle spalline.

 

 

Foto camice ospedaliero di Samir sotto licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported