Ci sono libri che più di altri riescono a toccarvi l’anima. Questo è il caso di Cuore di Edmondo De Amicis.

Per capire meglio quest’opera, sarà bene però spendere prima qualche parola sul suo autore che ci porterà a capire la genesi stessa del romanzo. Il piccolo De Amicis, ebbe un’infanzia serena, a volte turbata dalle fantasie che le precoci letture gli ispiravano. Per esempio, dopo aver divorato in un solo pomeriggio “Le avventure di Giannetto”, rimase chiuso in casa per vari giorni, temendo che, se fosse uscito, gli sarebbero capitate tutte le disgrazie che aveva patito il protagonista del racconto. Un’altra volta invece, in seguito alla lettura di “Vita di un pirata”, Edmondo riuscì ad esaltare i propri compagni di gioco a tal punto da formare una banda di “ciabattoni” (i figli della povera gente del tempo), che a lungo turbò le tranquille notti del paese in cui viveva con burle clamorose. E ancora: dopo aver accompagnato il padre in visita a un amico pittore, Edmondo rimase tanto colpito da un quadro rappresentante la battaglia della Cernaia, che decise di diventare anch’egli artista (aveva dodici anni) e cominciò a dipingere scene di guerra. A tredici anni Edmondo passò un’intera estate a cantare a squarciagola nel greto di un fiume, sperando di poter diventare un tenore celebre, fino a quando gli amici lo distolsero d questa sua nuova passione chiamandolo ripetutamente “galletto strozzato” e “chiavistello arrugginito”. Tutte queste “esperienze”, lo portarono nel 1878 ad avere l’idea di un libro nuovo, originale e potente, fatto col cuore. Ed è proprio così che alla fine titolò la sua opera…Cuore. Il libro vero e proprio vide la luce quando il figlio Furio chiese insistentemente al padre di scrivere un racconto per lui, e De Amicis compose “La piccola vedetta lombarda” e, in seguito, visto il successo che il suo scritto aveva riscosso, pensò di unirlo ad altri racconti che avessero come protagonisti i bambini e il loro mondo. Cuore è sostanzialmente il diario di una scuola che l’autore immagina scritto in prima persona da Enrico, un alunno di III elementare nell’anno 1881-1882.

De Amicis intende la scuola come l’ingresso dell’individuo nel mondo, nella società, attraverso l’acquisizione di conoscenze, del fare pratico e del modo di comportarsi.

E’ però il suo, un modello di scuola ottocentesca, autoritaria e soffocante, che a sua volta rispecchia un sistema chiuso e una società altrettanto autoritaria.

L’autore ritiene che solo col “cuore”, con i sentimenti, e con la fantasia, si possa evadere da un mondo simile. Anche se l’opera è profondamente pedagogica e propone schemi educativi che oggi appaiono obsoleti, la lettura è ancora molto piacevole. Questo perché Cuore non è solo un diario di varie giornate scolastiche, ma è intervallato da quelle che secondo molti critici sono le sue parti migliori: i racconti mensili. Tutti i racconti hanno una struttura lineare: un inizio rapido, uno svolgimento efficace e breve che punta solo a preparare il finale spesso tragico e luttuoso. L’elementarità dello schema narrativo è però solo apparente, e il lettore si lascia piacevolmente prendere per mano e condurre al finale, che, inevitabilmente, gli lascerà la bocca amara. Cuore parla quindi anche agli adulti che, pur avendo già sperimentato le disillusioni della vita, ritrovano in esso una realtà che credevano perduta insieme con i sogni della fanciullezza, dove il bene era sempre il bene e il male era sempre il male, e non ci si aspettava di essere pugnalati alle spalle.

Leggete questo libro; ne sarete contenti e vi farà del bene.