Nel Queensland, in Australia, vicino a Port Douglas, esiste un posto magico dove la foresta pluviale incontra il Mar dei Coralli.

E’ l’unico posto al mondo dove confinano ben due siti patrimonio dell’umanità UNESCO. Da un lato abbiamo i Tropici del Queensland con la sua foresta pluviale, ultima vestigia di una giungla che un tempo si estendeva per tutto il continente, un angolo di natura rimasto pressoché intatto per centoquarantamilioni di anni.

Non è raro qui incontrare enormi coccodrilli marini diretti verso l’acqua, che attraversano le spiagge. Già la sola loro presenza è la prova che il passato preistorico di questa lingua di terra sperduta nel Nord dell’Australia è ancora fin troppo vivo. Dall’altro abbiamo la Grande Barriera Corallina, con le sue spiagge che abbracciano le alture coperte di giungla che si tuffano tra le onde spumose.

Qui i richiami degli uccelli riecheggiano ovunque, e il profumo fragrante della foresta si mescola al sale amaro del Mar dei Coralli. Una visione celestiale non c’è che dire, ma allora perché qui esiste un posto chiamato Cape Tribulation, letteralmente Capo delle Tribolazioni?

E’ colpa di James Cook, che nel XVIII secolo si è andato a schiantare contro l’Endeavour Reef rimettendoci un pezzo di chiglia e per poco perdendo tutta la sua nave. Ci sono volute parecchie manovre disperate per rimanere a galla e riparare i danni.

Così Cook ha chiamato il posto Cape Tribulation, scrivendo nel suo diario: qui sono cominciate le nostre tribolazioni. Un aspetto negativo in tutto questo paradiso però purtroppo c’è; lo sbiancamento che attualmente affligge i due terzi della barriera corallina, una tragedia che coinvolge quasi novecento miglia.

Da quando il corallo ha iniziato a scolorirsi, il numero di meduse è centuplicato, per via della minore concentrazione di ossigeno nell’acqua. Tra queste si annovera la medusa scatola, una delle creature più velenose del mondo. Sono grandi come canestri e hanno tentacoli lunghi tre metri pieni di nematocisti.

E’ il motivo per cui le chiamano anche “vespe di mare”. Se ti beccano rischi di morire tra i tormenti ancor prima di raggiungere la riva.

Attenzione però…Il corallo sbiancato è ancora vivo; è solo che lo stress dovuto alle alte temperature lo ha indotto a espellere l’alga simbiotica che gli dona il suo solito rosso brillante. Se lasciati a loro stessi, i polipi del corallo sono condannati. Se invece si riesce ad eliminare per tempo il fattore di stress, la barriera può rinascere a nuova vita. Sfortunatamente, la grande Barriera Corallina ha sofferto diversi episodi di sbiancamento, e alcuni studiosi sostengono che, se va avanti così, potrebbe scomparire nel giro di vent’anni. La barriera ospita centinaia di specie a rischio, tra cui quattrocento tipi di coralli e quindicimila di pesci. E’ un habitat inestimabile, su cui trecentomilioni di persone fanno affidamento per avere cibo in tavola, un posto di lavoro, insomma per sopravvivere. Cerchiamo quindi di non perderlo.

 

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